E mi piace anche ricordare la squisita degnazione i d’un illustre drammaturgo, della cui amicizia mi onoro da anni, Giannino Antona-Traversi: « Leggerò subito con vivo piacere tutti i suoi lavori, di cui amici comuni mi hanno detto un gran bene, e mi sarà caro di poter apprezzare anch’ io il suo forte ingegno. »
S’io evoco tutte queste ricordanze buone, creda pure, Amico illustre, che non sono spinto da un senso di vanagloria; ma è perchè mi pare che un benessere vago mi prenda, dopo lo sconforto dei giorni abituali, ed attraverso la lotta piccola dei mediocri, questo lavacro mi sembra una suprema purificazione.
Poiché la lotta, sorda, nascosta, velata d’ipocrita benignità, non à posa un solo istante, e però una voce amica che giunga di sopra alle basse ire, e alle livide invidie, è come un soffio d’aria pura che giunga, recando balsami di rose, da giardini verdissimi e ignoti. E primi tra questi amici, veramente fervidi, io conto i poeti Biagio Chiara e Federico de Maria, dei quali il primo, volle sostenermi con la sua valida incitazione: « Non desistere; gli ostinati foggiano col tempo, a proprio piacere, anche 1’avvenire degli eventi. Mi piacque assai « A Morte » in cui è animata con maestria la sintesi di un poderoso dramma, e in cui la riproduzione di un episodio della delinquenza napoletana, è fatta con tocchi, rapidi si, ma precisi e forti. » E il secondo m’avvolse nell’onda ampia della sua esuberante espansione di vane entusiasmo: « 'O già letto quasi tutti i tuoi bei bozzetti drammatici: ti dico che essi mi piacciono tutti. La Morte è effettivamente il più possente. Napulitana