ATTO UNICO
Una piccola camera, quasi oscura, a pianterreno, in una via solitaria di Napoli. Una lampada votiva, posta sopra un canterano, a sinistra, dinanzi ad una immagine sacra, diffonde un tenue chiarore, che a quando a quando oscilla. A destra un ampio letto, con una coperta logora. Un tavolo sta in un angolo, con alcune sedie in pessimo stato. Un’aria triste, di miseria, dà a tutte le cose d’ intorno un senso di pena infinita. La bambina è coricata e piange a singulti. La camera è deserta. Nel braciere il fuoco è spento. E’ un vespero triste di Gennaio.
SCENA 1.a
Giulietta sola.
Giulietta — ( col capo sotto la coperta bucata ): Ah! Ah!.. papà mio!., papà mio!., (mette fuori dalla coperta una manina): Ah! Ah!., (tossisce fortemente. Mette fuori dalla coperta il capo e guarda attorno la camera): Papà mio... papà papà!... (un colpo di tosse forte, da spezzarle il petto, la costringe a sedere in mezzo al letto). Aaah!.. Aaah!.. Aaah!.. (porta il lembo del lenzuolo alla bocca): Aaah!.. aaah!... (con l’occhio illanguidito, spento dalla febbre, guarda attorno): Papà!.. papà mio!... (piange e si dispera).