SCENA 2.ª
detti e don Anselmo Tartaglia.
d. Ans. — Brrrè... brè... brè...
Pulc. — (come se suonasse il tamburo) Brè... brè... brè...
d. Ans. — Brrr.. bravi.. bravi... Seh! Mo v’acconcio io! (rientra in casa e ne esce con un bastone).
Colomb. — (intercede per Pulc.) Signò, chisto è frateme; mo è venuto dall’Acerra...
d. Ans. — Bu.. bu.. bu.. giarda!
Pulc. — Bu, bu, bu!... Ma ch’è ’o ffuoco ’o Carmene?
d. Ans. — Insalata... Insolente... (alza il bastone e cerca di picchiare Pulcinella, ma ad ogni colpo questi abbassa la testa e il colpo fallisce. Giulietta batte le mani).
Pulc. — Ah! ah! So’ muorto!
d. Ant. — Accussi nun ’o farraie cchiù... (Pulc. ad un tratto si alza e afferra il bastone. Qui ha luogo una lotta per la conquista del bastone. Pulcinella riesce vincitore, e giù legnate da orbo) Aiuto! aiuto!...
Giul. — (ride e batte le mani per la gioia).
Pulc. — Teh! teh! N’ata vota te mpare a fla’ ’o malandrino!
d. Ans. — (sotto la pioggia delle bastonate è morto. Pulcinella lo prende fra le mani e lo dondola fuori dal parapettino, come una campana).
Pulc. — Ndà mbò... ndà mbò...
Giul. — (ha un violento colpo di tosse, si porta le mani alla gola, come chi sentesi strozzare, vacilla, reclina il capo) Papà!... Papà mio!...
Raf. — (esce di sotto le tende, gitta a terra i fantocci, si strappa il grembiule, si precipita verso Giulietta e la chiama con voce d’angoscia) Giuliè... Giuliè... figlia... figlia mia!... (la scuote, le solleva la testa, la guarda negli occhi, poi si al-