SCENA IV.
Usciere, Emma e detti, poi Gennarino.
Usciere (introducendo Emma) – Favorisca, signora, s'accomodi.
Emma – Grazie (siede vicino ad Amalia, dopo aver salutato tutti senza parlare).
Gaetano – (Uh! Emmuccia!) (con molta passione).
Felice – (Mo more D. Gaetano!).
Gaetano (alzandosi) – Avvocà, un'altra preghiera.
Antonio – Dite. (s'alza e viene avanti).
Gaetano (sotto voce) – Questa quà, è quella tale giovine, alla quale io aveva scritta la lettera che mia moglie trovò).
Antonio – (Ah! questa quà!).
Gaetano – (Sissignore).
Antonio – (Bravissimo!) Te voglio accuncià io te voglio).
Gaetano – (Comme ve pare?).
Antonio – (Eh! molto simpatica!) (ritornano ai loro posti) Signorina Emma, chi lo doveva dire che dovevamo vederci quì, in tribunale.
Emma – Eh! Non c'è che fare, pazienza. Ecco. che cosa significa fidarsi troppo degli uomini.
Antonio – Degli uomini, va bene, ma voi adesso vi siete fidata dei mandrilli! (ridendo).
Felice – D. Gaetà, l'à con voi!... Uno quanno sente mandrillo, subito s'accorge che siete voi!
Gaetano – E quanno uno sente rangotango, subito capisce che siete voi! Avvocà, e comme ve vene ncapo?
Antonio – Ma scusate, abbiate pazienza, io non sò come una donna si può innamorare di voi.
Gaetano – Eh! Ncasate 'a mano! (Felice ride).
Emma – Egli disse che voleva sposarmi, ed io, a questa lusinga, non guardai nè l’uomo, nè l’amante, nè il mandrillo, ma il marito.
Antonio – Il marito?... Ma guardaste il marito di una signora!
Emma (forte ed alzandosi) – Voi siete un imbecille!
Antonio – Ah! A me imbecille! (s'alza e viene avanti)
Emma — Sì, a voi! (gridando).
Felice – Pss... non gridate. (mettendosi in mezzo ai 2, gridano contemporaneamente tutti e 3).