Paggena:È buscia o è verità.djvu/32

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SCENA III.

Luciella, e detti, poi Pulcinella da Astrologo.

Luc. Signò, è arrivato l’astrologo.

Fel. Comme, l’astrologo?

Luc. (Piano a Felice). Zitto, asseconnate.

Bart. L’astrologo!

Giul. Possibile!

Luc. L’aggio da fa passà?

Fel. S’intende… spicciate, fallo entrare subito… Personaggi di quella fatta non bisogna mai farli aspettare. Va, spicciate, fallo trasì; rumpete la noce de lo cuollo!…

Luc. Vaco, vaco, e comme site de mala razia. (via)

Fel. Che ne dite ora, signor suocero, ardite più di dubitare della veracità dei miei detti?… La combinazione non poteva essere più propizia per dimostrarvi che io non sono più quello di una volta, mentre ora una bugia, una bugia sola non esce più dalla mia bocca…

Am. (Piano a Giulio). L’astrologo a Napole?…

Giul. (Sarrà, ma io non ci credo).

Pul. (Con soprabito, cappello a larghe falde lunga barba, con grosso cannocchiale sotto il braccio) Signori… Caro Felice, io ce l’ho con te. Sai che sono in Napoli e non sei venuto a trovarmi…

Luc. (Piano a Pulcinella) (Attiento p’ammore de lo Cielo n’ammarronà) (via).

Fel. Perdonate. Premurosi affari me lo hanno impedito… Accomodatevi. Volete darmi il cappello?

Pul. No, amico mio. Tu lo sai ho l’uso di non scoprirmi mai la testa per garentire il mio cornicione dai cattivi influssi del capricorno.

Am. (Piano a Giulio) Lo conusce l’astrologo?

Giul. (c. s.) Personalmente no, ma non po essere chisto sicuramente, mbruoglio nc’é… zitto, vedimmo comme va a fenì la facenna.

Pul. (A Felice che gli avrà offerto di sedere). Scusa se sono venuto ad incomodarti, ma cosa vuoi non mi fido