GIUL. Oh! caro sposino, non vi alterate, voi siete padrone d’andare ove meglio vi pare e piace.
P. PAOL. Eh! me pare!
GIUL. (suona) Francesca, Francesca.
Francesca e detti.
FRANC. Signò, commannate?
GIUL. Dammi lo scialle e il cappello.
FRANC. Volite dà quatte passe? Ah! e si facite buono. Mo ve servo. (via poi torna con scialle e cappello).
F. PAOL. Comme tu pure iesce?
GIUL. Sicuro.— P. PAOL. Addò vaje?
GIUL. Dove vado? Dove vai tu. (Franc. torna). T’accompagno.
P. PAOL. Comme, m’accompagni…
GIUL. E’ il mio dovere. Capitolo sesto, articolo 214. « La moglie deve seguire il marito dappertutto ».
FRANC. Bù, chesta è na bella botta. (ride).
P. PAOL. Aspè, tu ’e letto malamente.
GIUL. Niente affatto, io ho letto benissimo. Ah!tu vuoi ch’io impari il codice?… e sia, ma però voglio metterlo in pratica. Tu esci… la legge mi dà il diritto di seguirti e io ti seguo.
FRANC. (dandole lo scialle). Iate,jate…
P. PAOL. Levate da lloco… ma chist’articolo, per esempio, non era lo primmo che t’avive da mparà… Io aggio da ire a tratta d’affari…
GIUL. Che monta, tratterò anch’io…
P. PAOL. Abbascio a la dogana?…
GIUL. In ogni sito.
FRANC. Nuj’aute femmene annorate, potimme stà a tutte li parte.
P. PAOL. Io a te, te mannarria pure dinto a na caserma de cavalleria. Vattenne fora.
FRANC. lo aggio da vesti la signora.
P. PAOL. Vattenne, jesce fora. (la spinge, Francesca via} Giuliè statte, lasseme asci sulo, pecchè aggio da fa l’affare mieie.
GIUL. Solo? Una volta, ora dovrete uscire sempre con me.
P. PAOL. Io frattanto te ordino de te sta ccà in casa. Lo codice dice: «la moglie ha da obbedì il marito».
GIUL. Si, ma lo stesso codice dice: «La moglie deve seguire il marito dappertutto.»