mo D. fSecHto, nientemeno è D, Errico de lo Sole, ed è do gran proprietario.)
Gen. (trasi)(Ub bonora 1 DI Carlino s'è sserva* to de lo nomale de Io furastiero J Rosa Ile volesse dàCataria» pentmogliera, e s' aves» se da imbroglia Iti bussola pé li I/O milia donate? Mo lesto lesto me sposo la vecchia, e nome metto nzarvo lo denaro.) Siè Rò, pe Sino mieje, tu mme vw pe matarito?
Ros. Vi ehe ddfee, ma baje da sapè...
Gen. Io aggio da sapè sulo chesto, si mme vuò sposa, mo, a cchisto momento voglio la Mano.
Ros. Acciso ehi sse nne pente, (gliela porge) chesta é essa e cca sta lo notaro.
Ono. Io sì! tratra,.. tra...
Pul. Bù. Lo notaro è ggbiuto!
Ono. Trattandosi idi ma.,.(per l'ebbrezza non può profferir parola e poco reggendosi si abbandona su di una sedia).
Err. (da dentro) Qua qua, renile eoa me.
Car. ì Ecco Errioo!)
Pul. (Seastèaoio a ppiaeere tujo.)
Err. (comparisce) Signor mio, (dirigendosi a Carlino) (top quale ordire vi siete qui presentato?
Car. Con quell' istepso ardire che voi avete ugp ■ to nel dirigervi in mio nome al signor Pangrazio.
Err. Ma voi...
Car. Basta po9Ì. E servito solo per farri conoscere che io non sonò il trastullo di Napoli, Voi, e questo bifolco (indicando Gennaro) avete agitò ceninganno, giacché per gùuu gere $1 yojrtrp intento mi avete tolta 1*