Cio. Oimè! tu scotti nel cornicione! tu tiene la faccia tutta appizzata! chi t’ ha fatto piglià collera ? parl$ co Donna Ciommetta toja.
Gir. Niente, niente; affari di poco momento.
Ciò. Affari di poco mimento! tu sto Je jettanno fuoco per tutte li parte! io lò boglio sapè bonora!
Gir. Ma se vi dico eli’ è una cosa da nulla!
Ciò. Te frisse appiccecato co 1q patrone de casa?
Gir. (alzandosi ) Padrone di casal padrone di casa l e voi non conoscete le proprietà del signor Carcassa? non sapete che sono vedovo jicco? non sapete che ho mandato mio figlio Gennariao diunito al mio nipote carnale, anche di nome Gennarino, in Parigi, ed a qual causa? per illuminarsi, per dirozzarsi, per diventar deciso buonluonista,per togliersi-da quella rusticità, da quella trivialità., e volete che un uomo come me, un signore fornito di tante doti, di tante commodità dipenda da un padron di casa? cara signora io sono nel caso di locare 9 non già di esser locato, capite?
Ciò. Agge pacienza.
Gir. Che pazienza e pazienza, un cavolo! mi si cita il vocabolo padron di casa4! orrore! e quando mai il cavalier Carcassa ha sofferto un simile insulto?
Ciò. Tu che mmalora fhaje fatto afferrà? t’avesse ditto quacche ghiastemma?
Gir. Bestemmia sicuro.
Ciò. Ma ajere non t’appiccecaste co lo cosetore, perchè da duje mise noa P avive pagato no fracco?
Gir. Sicuro; ma se non Pho pagato sono stato comandato dalia moda.
Ciò. E lo mastrodascia pe lo divano de morgano, lo tapezziero pe lo lietto a timbò, non fecero