Ber. (e. *.) Ojà, già.
Lui. (ad Aga.) Ebbene’, ora ti do la consolante notizia che la mia lite si è guadagnata, ed a momenti parlerò con tuo zio.
Aga. Che p piacere I (a Ber.) Ve alte persuaso? Ber. Già v già.
Lui. Dunque ci siamo intesi. Un affare pressantissimo uri chiama dal notajo qui vicino; a mo» menti ritornerò e rapidamente sarà ultimata ogni cosa. Addio mia cara, (via)
Aga. (a Ber.) Mo avite capite tutto?
Ber. Già, già. (Agata entra ridendo)
Fon. Avite smicciato buono?
Ber. (il secondo esce,similmente ridendo,per la porta di mezzo)
Fon. Ber. Misericordia! che m’ è ssnccieso! (siede di spalle alla, porta a sinistra) Ah Mo core jne lo ddiceva: io non ne voleva sapè de nzorarme... io voleva rommanì zetiello...
SCENA VI.
Anselmo, e Mariktta dalla stanza a sinistra:, questa seconda avrà la chioma sciolta perchè dovrà fingere d esser priva di senno.
Mar. (sottovoce ad Anseimo) (Gnò, cbisto è?)
Ans. (Sìdece... Si.)
Mar. (Ab! è accuoocio veramente.)
Ans. (E bì si può quacquarà... si può quaglia lo matrimonio, ca chieU) è mmicco... ca Chisto è rricco assaje.)
Ber. (tra sè) Ma chillo nnoglia de D. Pangrazio sapeva tutto chesto e mme fa porta li mule carreche!
Mar. (chiamandolo) Pis, pi?, pis.