—
Lui. (facendosiM6<nm% rtiipftrpairiQOi
i^. ( ChftJjalk):atiÌBJalÌUc^V,iri3H^4 ’:
Rod. Oh! addio Luigia. I Lai.’’‘Se*©tffiata pér..:. v,;; ir,-.
Rod. Poi... poi... oranon sodo dkpoito a senUrti... (mettendosi il cappello)
Lui. Ho fatto quattro leghe per venire fio qui.....
Rod. (senza badarla dice ad Ant.) La carrozza? Ant. E’ ali’ ordine. >
Rod. Siegoieni Alfredo, (via)
Lui. Quanto -sono infelice!
Alf. Aspettate: noi faremo una breve passeggiata In carrozza e ritorneremo subito. ’
Lui. Lasciate almeno.... ’ •
Alf. Replico, attendete. Paograzio, sia tua cura d’invitare per questa Sefra 31 conte Chiapp.
Pan. No, no: mmitalo tu sto signore; jo non ce tenco simpatia. Mo yogMa piglià na tazza de cafè.
Alf. Ho capito, resta in tua malora 1 ( via.)
Pan. Chisto pure s’aceommwzft a ntofà 1... cbe rrazza d’uoqameoe!.. );
Lui. Di tutto s’annoiano.
Ant. Viva la faccia de D. Paograzio! ala.aemp’at?
legro!, ■..
Pan. A la faccia de la scajenza! Ne bella figliò, tu sì mmaretata?: *
Lui. Io dovrei prendere il permesso; del mio padrino, per maritarmi.
Pan. Vi mo! ( eoa grazia} e ssi qualcuno, t?
preteopesse?.; rAnt. ( spingendo Luigia ) Va abbascio a lo ciardino, aspetta llà, ca lo patrone pio; torpa,
Pan. Ma lassala sta... v.;.
Ant. Va abbascio a lo ciardino, va va.(là spàrge come sopra e Luigia via pel detto luogo )