potevate affètto vedérmi. Io sentiva utf emo* zione, penosa sì... ma era emozione.
LU*. Al contrario, i dieci minuti sono passati.
Rod. Quali dieci minuti? ah, 1 si, mi ricordo: ebbene, ricusate?
Lis. Al contrario, accetto.
Rod. Davvero!
Lis. Ma cbe? ciò vi sorprenda?
Rod. Affatto, (prènde dalla tasca un porta giga-. ri, e a’accinge a fumare ) Abbrevieremo la cerimonia quando vi piace.
Lis. Come 1 è questo l’effetto dell’ amore?
Rod. E qual effetto volete voi... vè ne offro uno.
( le presenta un gigaro )
Lis. Grazie, io non boquesta virtù.
Rod. (accende ilrno figaro e fuma)
SCENA XVI.
Giuseppi e detti.
Giù. (comparisce dal giardino, e nel vedere entrambi retta eccessivamente torpreto dicendo tra sé) (Eccola là! )
Rad. Sedete, mia cara, dovremo discorrere sull’oggetto.
Giù. (c.s.) ( Sedete mia cara! ) ( stralunando gli occhi)
Lit. Eccomi per compiacervi. (nel momento eh’ è persedere, Giuseppe si presenta togliendole la sedia che viene balzata al suòlo) (^h! ) (fuori di sè)
Giù. (gridanS ) Non l’assettante, no, no.
là*. Giuseppe!!!
v Giù. Io carne ed ossa.
Rod. ( colla massima indifferenza senza muover-»