io non fossi morto... ( fissa casualmente lo sguardo sul testamento ) Come!... sì... è il mio,., ah! cari amici non potete aspettarve io! (scrive sullo stesso testamento poi legge) «Roma il 19 Aprile»; io mi sono annegato il 20,può darsi che abbia scritto.il 19: vien gente, scappa scappa, (viafuggendo perla porta di strada. )
SCENA VI.
Giovasi», Giuseppe, quindi Pano* Alpbedo.
Giudice, Pulcinella.
Gio. Giuseppe sotto di questa eamera v’è una specie di cantina nella quale mio padre fece fare due o tre nascondigli per... capisci? qui
vi sono diverse aperture... qua... là... là... (le indica al suolo) scendi ora... (apre una cateratta )
Giù. Eccome cca, abbasta che non so bisto, sino
li ccancelle m’aspettano.
Gio. Avrò cura di te pel mangiare.
Giù, Puh! che tanfo squisito!
Gio. Qui si faceva la conserva de’ pomidoro.
Giù. Vide buono,, fosse stata quacch’auta conserva! (scende e Giovanni chiude la cateratta)
Gio. Manco male, provvisoriamente 8’ è riparato.
Alf. (ritorna contrastando) Io ti dico che ciò non sarà.,
Pan. E io ti.dico che ssì.
Alf. —Che sia incaricato il mio amico—s’intende Alfredo.
Pan. Perchè Alfredo e non Pangrazio? non l’era io pure amico?