nostri sei occhi visibili ed invisibili f se la mia innocentissima veduta è stata qaeUa di appojarmi li spese ncoppa a li spalle soje, mangia franco, vestì de li guarnemiente suoje r ed impapparmi dei suoi pestilenziali, e fracassosi sospiri? Perchè siamo qui giunti? per osservare le meraviglie Napoletane: egli per scoprire le catacombe oscure, io per verificare le cantine lustre; egli per vedere le urbe sotterranee, io per verificare l’orba vajassatoria; egli per farsi consegnare il denaro che gli spetta, io per frusciarlo e magnarne ogne cosa, a la faccia toja sbrevognata!
Pan. Ccà che mm’ è succiesso? Vuje sapite ca io so zio e non cocozza?
Pul. E che buò dicere?
Pan. Voglio dicere ca mo piglio na vettura, e nne manno sulo a nnepotemo a studia fora.
Pas. Ah, ah, ah I « piglio na vettura, e nne manno à nnepotemo » e come! debbo ragionar sempre colle teste di tufo! vi lasciai un essere inconcludente, e vi ritrovo un qualificato anfibio. Orrore! voi dimorate in Napoli, e non avete cognizione delle preziosissime gemme del Pitagorico Geronta Sebezio dalla divina Pallade alunnato.
Pan. Li gemme de Caronte co na palla alluminato!.. Chisto che mmalora dice?
Pas. E come? non sapete le urbi?
Pan. Li purpe?
Pul. No, li ssecce.
Pas. Non conoscete le Sirene?
Pan. E chi so sti sirene? (a Pul.)
Pul. Chelle che llavano abbascio a lo Fiumiciello. /tal, Ah! li ccarajole £