Nic. Currite...arreparate...sti mpise sedetrcce, mbriache ozi all’nocchie, pe pazzià hanno smestufo Concetta nfaccia a lo puzzo e Thanno fatta carè abbascio. (fugqe per la dritta)
Tutti Uh!!!
Tam. Nepote mia., (affacciandosi dal pozzo) priesto..corrlte..no puzzaro..subeto..salvatela (fugge per la sinistra)
Mac. Puimmo.
/’ul. Scappammo.
Case. Non ve movite..aspettate..currite..gente, salvate na povera figliola, (resta guardando nel pozzo)
(Pul e Macario fuggono per la sinistra) (Fine dell’atto primo)
ATTO II,
Sala di locanda a pian terreno. Porta io prospetto da ia quale scorgesi una scalinata che mena a piani su periori. ed una finestra che sporge nella detta scalinata. A dritta e sinistra due altre porte e quest’ultima con un finestrino sopra: nel mezzo un tavolino un giornale ed un lume a cera spento.
SCENA i.
Lucrezia, quindi Monsièur Fatmr, poi Pulcinella e Macario.
Luc. (dalla porta di’mezzo guardinga s’accosta al tavolino e vede il lume spento > Ebbiva1 sò state puntuale a quanto Ile dicette io——non ve portate lo lume appriesso ca lo stanzino è echino de canoo-vo e stoppa, e ddorxnenno co lo lume io polite dà.a fuoco — li