Pan. Comma, vattenne; contentate de sti bra sciolune che ttiene ncapo.
Gia. Se, ca chiste pure so rroba soia; gnora zia tene na luna piena eh1 è na galan-taria.
Pan. Comma, co ssalute, tiene lo lampione?
Pro. È effetto ’de calore. Comme te pare la penzata mia?
Pan. Eh! non c’ è male: abbasta che non t’ $spune a n’esazione de pummadore fracete,
SCENA VII.
Aksiluo, Ernisto col finto nome di Radiordo, indi Antonio e Ciccio.
Ans. (da dentro) Ma sentite...
Ern. (uscendo) Non vi sono ragioni. Vostra figlia non fa per me.
Pro.
Pan. ( Ch’ è stato?
Gia.
Ans. D. Pangrazio mio, nepoteto mme pare che tene li cehiancarelle guaste. Non bo che mmitasse nisciuno parente, nisciuno amico a io sposalizio de figliema.
Ern. Questa è la mia volontà; altrimenti vostra figlia non fa per me. (gridando)
Ch’è succiesso?
Oc.)
Ans. Don Raimondo, fatevi capace...
Ern. Non vi sono altre ragioni; vi ho detto che lo sponsalizio si dovrà solennizzare segretamente, senza invito e senza fasto.
Pro. Tu si ppazzo ne!..
Pan. Vi che 1l’ è ncornato ncapo.