Car. Che sciocco! mi disturba sul meglio.
Fed. E così?
Car. Seguitando a schiamazzarmi con parole improprie, io ho dato fuori un grido. « Eilà! signore, misurate i termini: non crediate già d’ avvilirmi perchè sono il parrucchiere della vostra famiglia...Il mio nome’ è Carlo PanGlia e sono un galantuomo meglio di voi — Meglio di me! — Si meglio di voi ed esercito quest’ arte per onore. La mia signora germana nomata Errichetta è stata la fonte principale d’ ogai mia disavventura ’ essa per divenir sposa d’un manigoldo odiò me suo fratello, e mi ridusse alla disperazione. Per abbreviarla, dopo di avergli narrate le mie disgrazie, ho conchiuso col dire: a queste sono le circostanze che. m’inducono a coltivar le finte della vostra signora moglie.» Bravo! (ha soggiunto j bravo! siete un garbato giovane, chieggovi scusa dell’ insulto fattovi, e vi regalo una piastra..
Fed. Benissimo! è da notarsi il vostro coraggio
Pul. (dalla porla a sinistra) È permesso lo cancaro che v’ afferra?. o traso dinto e ve rompo colonie, pomate, uoglio de rose, de cannella, e de rigene.
Fed. Si può conoscere l’essere di questo ceffo?
Car. Avanti.
Pul. (entrando) Oh! s’è avuta la grazia specificaioria.
Car. Egli è un poveraccio che vorrebbe mettersi qui per giovane; è concettoso ne’ suoi motti, e potrebbe esservi di passatempo. Interrogatelo.
Fed. Avanti