mpizza dinto, vuje ve la scappate... Uh! no „ no, che v’ ha visto... trovateve na scusa.
Pan. (uscendo con etera brusca) Ne signor mio? che cosa vuole... (fissa Federico, lo riconosce e si rimette) Uh! voi siete?... perdonatemi... che cosa volete?
Fed. Profittando del vostro sapere, ardisco di domandarvi un consiglio, e cosi esentarmi da un incomodo che mi affligge da qualche tempo.
Pan. Voi avete tutto il dritto di comandarmi, ma mi dispiace che siete salito q.ia sopra, potevate aspettarmi nella bottega...
Fed. Ma io sono un galantuomo e. ’.
Pan. Avete ragione, non sapete quanto è stravagante nepotemo Raimondo, e lo com Dare mio Monzù Antonio; nientemeno che hanno dato, ordine, sotto pena de na zinfonia varriatoria, de non fa trasì nisciuno ncasa, e mo si lo ssape, aggio paura che sta zinfonia se sonarrà ncoppa a sto letterino. (indica le sue spalile)
Fed. Come I un professore..
Pro. Eh! vuje non sapite che cerevella stanno dinto a sta casa!... basta dicitelo priesto priesto; che ve sentite?
Fed. lo da qualche giorno soffro un dolore nel piede sinistro.
Pan. (mettendosi in tuono) Nel piede sinistro? (Servimmoce de li tiermen;’ che sentette Il auto juorno dinto a chella farmacia.) Trattandosi di un dolore nel piede sinistro, ossia il mano manca, so a dirvi, che questa dev’ essere una valvola tricuspidalia.