Pul. Zitto: T ammalato vuole il suo sfogo.
Pan. Ma conchiudimmo. Che ve succedette?
Car. Per l’umido presi un catarro.
Pan. E pe ddirme che avite piglialo no catarro nce voleva tanta spiega?
Car. Sentite. Mi portai da questo signore, (indica Pulcinella) e mi ordinò uno specifico che mi ha orribilmente pregiudicato.
Pul. Lo dite voi signore, lo dite voi’ non io che parlo con le regole dell’ arte. Signor medico, vedete se ho ragione. La tisi m’insegna, che allorquando s’affaccia la polmonia e la podacra mista con la convalescenza, si vede benissimo che il coslipio derivante da umido, vento, buon tempo, o cattivo tempo, si deve medicare col capitolo 3. volume 154, casella 47, foglio 39; e comecchè il tribunale in terza camera non ammette che la cura si facesse secondo la regola dell’ interesse a scala, o scolare ch’ è più elegante, così io mi son servito della prima conjugazione per farlo passare nei verbi difettivi.
Pan. Misericordia! vuje che nn’avite vottalo?
Pul. (’ Va te lo ppesca?).
Car. (nel mentre ch’ P(ingrazio è intento a sentire la relazione di Pulcinella, guarda nelt intorno della stanza, per scorgere i preparativi di Antonio) (Le novità dove sono? io non osservo nulla.)
Pul. (a Pan.) Ma lasciate parlare all’ infermo. (a Car.) Che vi ha dato per questo catarro?
Car. Ve lo dirà il medico, io non ho forza.
Pul. Gli ho -dato un rimedio calmanlissimo.Libre quattro di spirito canforato con mez