Vin. No nò, so li cchellete che %’ hanno da fa dinto a sta casa; appena comparisce, si volite essere ben ricevuto, camminate a pponta de piede e basatele la mano facenno riverenze.
Nic. Sapimmo cheHo che avimmo da fa.
Vin. Eccola cca.
SCENA IV.
- LAtmà, Rmaldo e detti.
Lau. Finalmènte vi siete compiaciuti di venire’da ’. S. E. la signora Laura Menambomme/Fatevi avanti.
Nic. (esegue cerimonie a piacete e Pul. similmente) ’ ’
Lau. Troppe grazie, troppe grazie afla vostra compitezza.
Rin. Intanto io...(per andare) t
Lau. Uo momento principilo, hai fretta?.
Rin. Sì, dovrei... ’
Lau. Aspetta un momento. Vincenzo.
Vin. Accellenzia?
Lau. II parHiochiete non è veduto a pettinarmi?
Vin. Accellenzia nb.
Lau. Domani chiamatemi Monsieur Raison. (Vincenzo s’ inchina e via) Ah! così conviene co sta raz2a de cane! fino a ccrhest’ ora me fa v sta impapigliottata! Accossì jeri l’altro, n’ avette da manna co na schiaffiate lo cuoco mio. Aggio predicato sempre che qualunque persona che m’ha dda servì, per qualsisiasi ramo, dev’ esser solo per non aver seccature: sto mio signóre pe ppiglià puostg» dicette d’essere sulo; e ppò, appura appura appura, teneva na nipote e na sora.