Gio. ( tra sè ) ( Uh bonora! io mme nn’ era scordato 1 ) (ripigliando il tuono di prima) Sì, sì: poco fa gli ho parlato; per que» st’ oggi sarà in casa vostra... ( si lo ocride.)
Pan. (trasè) (Oh cche ppiacere■! voglio piglià tutte li ciuco nummere. )
Gio. Permettete un momento. Pistacchio, Arancio... (chiama due servi, che restano alla porta di mezzo e parla loro sottovoce )
’Pan. ( piano a Pul. ) ( Pistacchio e Arancio! )
Pul. ( Tutta la corte sua è boscareccia: Pistacchio, Arancio, Cetrangolo ec.)
Gio. ( ai suddetti ) Avete capito? oggi non pranzo dal conte Tiennanzell.
’Pan. ( c. s. a Pul. ) ( Conte Tienazella I )
Pul. ( Già, sta de casa vicino agl’ Incurabili.)
Gio. I c. s. ) Mi tratterrò qui, e se arrivasse il celeberrimo Casamia che si attende in giornata, dirigetelo qui.
Pul. (trasè ) ( Chisto quanta buscie sta mmentanno! )
Gio. Andate, andate. ( i servi st’ allontanano; A Pan. ) Eccomi a voi cari miei.
Pan, Eccellenza, perchè dunque avete tardato?
Gio. Necessità imprevista: è stato giorno di esazione, figuratevi... coloni, agenti... Ho riscosso 12 mila ducati in oro, 7 mila in argento, e 3 mila in rame.
Pan. ( a Pul. ) ( 22 mila ducati! che bella somma! )
Pul. ( tra sè ) ( Tal’ e quale, ’ cliisto ajere firmaje il tredicesimo bono., )
Rin. ( sottovoce a Rachele ) ( E un uomo dovizioso? )
Rac. ( Ùh 1 tene miezo Turino, è lovè? ) ( a Pulcinella)