Pul. Già; (trasè) (e mmiez* àuto se ll’ ha magnato stammaìina dinto a lo ocafè. )
SCENA Vili.
Errico in disparte e detti.
Err. ( tra sè ) ( Eccolo: Clorinda lo affianca;
bisogna dunque finirla. )
Ciò. Per quanto io possa scorgere la vostra fi» gliuola ha una pena nel cuore...( a Ciò.) che cosa ti affligge mia bella?
Pan. ( sottovoce ) (A tle, bestia! rispunne. ) Ciò. ( tra sèi (Mo faccio no brutto quarto! )
Gio. Via, un’ occbiatina tenera, un detto lusinghiero...
Pan. (c.s.) (A tte, mmalora! )
Gio. Caral siate compiacente.^
Ciò. E non me state a sseccà cchiù: io tengo auto ncapo, iassàteme co li malanne mieje; non nie voglio mmarelà, no, no, no. (via a dritta )
Pan. Comme 1 ( sorpreso eccessivamente )
Gio. A me!,
- Pul. ( a Gio. sottovoce ) ( E avuto sl’.ablativo assolato 1 )
Gio. Quest’ affronto a me!... corpo dell’albero maestro di tutta la mia famiglia!.
Pan. Mo proprio le vaco a* ttaglià pe ccastico . tutte li capille. ( entra )
Rac. i
Rin. [No, ùo lassatela sta... ( viario appresso)
Pul. i
Gio. ( tra sè ) ( Aub! li sè miliaducate de dote che mm’ aggio d’ àcchiappà li beco rapericolo! ) (per entrare e vien trattenuto da Errico )