sio cannale a la sposa, (gli presenta una busta con collana )
Pan. Cannale! ll’ avite pigliata pe ccacciultella mascarina. ( F osserva ) Oh cdie bella cosa! Clorinda, tè, lo cavaliere te fa sto.regalo. Ciò. ( con mal garbo ) Lo ringrazio.
Err. Signori, vi saluto. ( per andare )
Rin. (sottovoce) (Resta,te l’impongo io.) ( piano a Ciò.) (Ricevete la collana che sarete felici.)
Pul. Piò, lo sposo manna pure sta collana a la cognata. ( presenta altra busta a Rac. )
Rac. (rifiutandosi di riceverla) A mme, è ppazzo!
Rin. Scusate, dovete accettarla, 1’ educazione così comanda.
Pan. Ma che vuol dire tanto incommodo?
Pul. Zitto;.manda anche a voi st’ appennetòra.
( gli presenta un oriuolo )
Pan. Oh! quanto fastidio...eccolo cca che ttrase. ( guardando per la eomune )
S C E N A X,
Giovanni e detti, indi un servo.
Gio. Signori. ( inchinandosi osserva Rin. ed Err. ) ( Sii duje cca!!! )
Pan. Cavaliere mio vuje ve volite troppo ncommodi.
Gio. Che cosa?
Pan. Avete voluto manna li gelate, rosolii, dolci e vva bene... già queste cose toccavano a mme, ma tranzeat: il mandare poi tutto quest’ oro... me pare che non va bene.
Gio. ( sottovoce a Pul. ) ( Io aggio mannalo sta rroba! Pulicenè?... )
Pul. (Nescio qnibi totom.)
Pan. Avete voluto fa no regalo a la sposa e va bene,maregalàna simile collana a la cogna* ta, e a mme ppure no... pare che vogliate confonderci.