Pan. Dico che (e Btaje zitta, o sino le piglia a minoffettune.
Bra. D. Pangrà, che nne tuo fa? non i’agita
lo sangue: penzammo a lo 39.
Pan. Aspetta Branco, quanto mannd a lo storno sto 22! (indica.Errico)
Err. Sentite, voi siete padre di colei che io amo, e lice rispettarvi.
Pan. No, non mé rispetta e battenne mo proprio.
Err. Sarete ubbidito: solo mi spetta a ricordarvi, che la nostra conoscenza ebbe origine ia. casa dell’avvocato Lelio, e...
Pan E che? e che? v*invitai ad onorarmi in propria casa, e quindi si parlò così alla larga per mia figlia 4 lo so; ma mo aggio riflettuto che siete no studenticchio non ancora lavoreggiato, e che mia Gglia non può convenirvi per tutt’i riguardi. Andate!..
( gti volta te spalle per disprezzo )
Bra. Nnzoinma lo 39?..
Err. Or bene signor Pangrazio, io sono nella circostanza di non potervi ubbidire, se prima la signora D.a Clorinda non si uniformi interamente al vostro comando.
Ciò. (con tutto cuore) A mine! tfiaje e ppòmaje. Pe cqualunque combinazione, pe cqualunque ostacolo... doppo che aggio da essere accisa pe li mmane voste, io mine contento; ma sacrifica lo core mid co uno che non me va a genio è mpossibile Errico aggio conosciuto pe ppripamo ammore, e ssi m’ aggio da mmaretà, Errico avrà dda essere lo sposo mio. ( entra a dritta )
Err. Respiro!
Pan. Ah ccajòtela mpertinente! voglio mo proprio... (per entrare a dritta)