gnato a mio zio, ed è formalo in un modo stranissimo; corrono queste precisissime parole.— Se perla fine di questo anno non siasi rinvenuta la mia benedetta nipote Lucrezia Rinaldi, e contemporaneamente presentata al sindaco di Bisceglie, quale amministratore di molti miei beni, voglio e comando che la mia eredità passi subito ali’ ospizio de’ poveri: se poi la stessa si rinvenisse pria del termine del citalo anno e si trovasse nello stato nubile, voglio e comando che debba maritarsi in Bisceglie mia pairia, e propriamente nella casa di paia proprietà, sita strada Corcione n. 20, primo piano, ed ivi inseguito albeYgare; in considerazione che in quella casa io nacqui, in quella casa passai a nozze, e nella slessa abitazione mio tiglio, padre di Lucrezia* vidde la prim’alba di sua vita* Se per minima parte si trasgredisca la mia vol^mà, voglio je comando come sopra, che il tutto debba pestare in benefìzio de’ poveri. Il notaro poi che si occuperà di
- rinvenir l’erede, ec. ec. —Hai inteso dunque
il riassunto dellafortuna?
Jìos. Bene mio che ssento!
Lue. E lo nonno n^o morelle?...
Ann. In Lecge ove fu di passaggio, ed essendo gravemente infermo maudò a chiamar mio zio y gli consegnò il. lestamentp ojògrafo, ed allorquando raccomantiavàsi per la severa esecuzione, fu assalito da un micidiale affanno che lo privò di vita. • •
Lue. Mme vene a cchiagnere!
Ann. Cara mia Lucrezia* poco, vi resta da sperare; pel tewniue del corrente anno mancano an». M**gl wùequitàflotte, gi^iojempod*