4fW.(Cbit!* è ìà^àpHmstià, e «ftfeur è lo te* stamiento ( /0 ifcfoto ) tè’* cWèjfakr* tamiet.;t*citiiri4tolo sa laàacfca.(*#<#ò<Mar^a*èi& iUewUmintò né*(Me ad Annibaie ) r jénn. f tra sè) (0\m^ \ tllesiatteMo f.. toioife bì è dM&efctica*’la<*h*at(S 6;..’eftmesi fa? se li sorprendo ^MMl^m caj^<^Vì<H>..bisogna scorgere prima... )
Mad. (detta e Panfratiawm’M) Scrive comme dico io. « Signor notaro dei miei stivali, signor imbroglione. a Pan• « Imbroglione. »
J/arf. c.Giacche con inganno ci avete fatti uscire dalla nostra casa... »
Ann. ( tra sè ) ( Ah! se mi riesce... ( toglie de• straniente il testamento dalla saccoccia di Pangrazio ) è fatto: ora tocca a me) ( rientra per poco)
Pan. a Casa.
Mad. Noi vi sappiamo a dire che se volete assicurare la fortuna di Lucrezia, dovete baciare la nostra mano, altrimenti vi troverete in un grazioso imbroglio.
Ann. (comparisce novellamente ) Ecco la risposta alla vostra perfìdia,., (pone una carta simile al testamento nella saccoccia di Pangrazio e ritorna nella sua stanza )
Mad. (prende la caria scritta da Pangrazio) Piegammo sta lettera e mmannammonceila... no, no, bonora! n’auta penzata chiù bella! jnettimmo st’avviso dinto a la stessa sopraccarta de lo testamiento, accossi lo notaro jarrà a lleggere e..,, ccomme va bello!
Pan. \jY haie penzata guappa!
Mad. Chiudimmo tutto diuto a lo teraturo com-