Pan. D/ Ghia, colui fosse qualche palilo vostro?..
Chia. Ah!.. sto maialata ’ non me pozzo piglià collera, sotto scorrezione toja.
PanTMa che cosa è stato?
Chia. Lo Cielo 1’ ha dda reo nere chello ohe mm’ ha fatto. D. Pangrazio mio, era. na Vcillèna, e mrao me so ffatta na meza alice.
Pan. (a D. Marzio) Na meza alice secondo il peso di quelle che sono nelle fontane delT Oceano..
Chia. Si sapisseve... basta... non ne vogtio parlà perchè un nuovo afflusso è già per cagionarmi un micidiale riflusso: jammo ncoppa, datemi l’ appoggio..(sipone novella-, mente sotto al braccio di D. Marzio ed entrano in locanda: Pangrazio incammina per seguirli e vien trattenuto da Leontino)
Leo. Rispettabilissimo signore: ho una parola a dirvi.
Pan. A mme?
Leo. A voi,
Pan. Potete favorire sopra?
Leo. E lo stesso: abbenchè l’affare esiga molt’attenzione, pure possiamo qui trattenerci.
Pan. In che cosa debbo servirvi?
Leo. (tra sè) (Facondia assistimi per aver conoscenza de’ fatti suoi, e per inveotar frottole.) Soffrite che io faccia in. prima ug atto del mio dovere. (togliendosi il cap• pello)
Pan. Incappellatevi 9 è lo stesso.
Leo. Conosco la mia educazione- (si covre) Che?