causante, e V ammore che pporta a la signorina mia; pe sta ragione te dico che 8sarria capace de farme fa tanto a lo pezzullo si non riesce lo flutto comme dico io.
Leo. Ora incomincio a capir qualche cosa. Voi amoreggiate con la signorina che abita...
(mostra P abitazione di Cfti/tra)
Fili. Precisamente; la signora Geltrude, figlia di quella stravagante donnaccia che s’appella D.’ Chiara Perepessa.
Leo. (con eccessiva sorpresa) Perepessa!! poter di Giove! mi avete imperepessato!
Fil Perchè?
Leo. Questa è cliente di D. Anseimo Raganelli mio genitore.
Fili. Come! voi siete figlio d’ un avvocato?
Tom. E staje accossì paccariato?
Leo. Incolpatene il mio cervello... no, no: anzi bisogna fargli plauso, poichè mi ha reso dispotico d’ una donna, che abbenchè triviale pure è l’ esempio del buon costume e può annoverarsi tra le consorti affettuose ed oneste.
Tom. Aggio capito: Vavraje sposato sta figliola che non te conveneva, e pperzò pateto... lo bi? è cchello che ddico io? quanno se penza co li piede...
Leo. No no, caro, s’è penzato col cervello, col sanissimo cervello, e... basta, non è auesto
il momento di ragionare su ciò, badiamo al signore qui presente. Qual’ è il motivo che obbliga la madre ad essere renitente per le nozze tra voi e sua figlia?
Tom. Lo motivo è, che sto signorino se ntroducette dinto a cchella casa co lo pretesto de nnammorà la mamma...