VIII nella scrittura, può essere di grande aiuto al lettore non abruzzese, e che in certi casi è necessario ripro- durlo per non sfigurare l'espressione popolare. Avvertiamo che i raddoppiamenti da noi segnati sono precisi, perchè rispondono esattamente alla pronunzia. Gli accenti L'accento circonflesso () è adoperato per indicare alcune sillabe contratte, come vûte (voluto o dovuto); pûte (potuto); sî o çi (sei); hi o î (hai), ecc. L'accento grave () è segnato su le finali a, i, u, delle parole tronche, come carità, canti, virtù, ecc. Qualche volta si adopera su la penultima o su la terzultima sillaba, per notare se quella parola è piana o sdrucciola, come macine (verbo) e màcine (nome), ecc. L'à verbo è distinto dall' a preposizione anche col- l'accento grave. L'accento acuto (') serve a notare il suono stretto dell' e tonica, come l'accento grave serve a notarne il suono largo, per es. la sére, la tèrre; lu débbete, lu mè- deche; ecc. Qualche volta serve anche a distinguere il suono stretto dell' o, come l'accento grave il suono largo, per es. lu sóle (il sole), lu còlle (il colle o il collo), lu fróvece (le forbici), lu còdece (il codice), ecc. e muta L'e atona, detta comunemente e muta, si differenzia dall' e tonica per un suono meno schietto e preciso, e sarebbe piú proprio chiamarla e indistinta. Ma l'e indistinta subisce delle gradazioni, e, rispetto all' e tonica ch'è un'e chiara, diviene un'e scura, se atona interna nel corpo della parola, e un'e sfumata, se atona finale. E Nell'atona scura l'immagine tende a mutarsi in om- bra, nell' atona sfumata l'ombra tende a svanire. una di quelle indeterminatezze musicali del nostro dia- letto, che sono il tormento dei filologi e la delizia dei poeti. ¹ ¹ Cfr. ALFREDO LUCIANI. Stelle lucende. Canzoniere abruzzese; con lettera di G. D'Annunzio. Ortona a mare. Bonanni. 1913, pagg. 181-182.
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