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Lop. (Voglio domandargli che pensa dell’uccisore di suo fratello.) D. Giovanni, eoa parola!
Vul. Che 'bùfr Lop. Una parola*
p u l. va da D. Lopez. Che t’ accorre ?
Lop. Qual Città vi fu patria?
Vul. Senza parlare va da D.-Oiovanni, e così fa sempre. (Ne, cbillo vo sapè quanto fu ci- tato pat«to! : ' • * • ' .
G io. (Avrà detto qual Cittì» vi la patria !) .
Pai. (Se.) \ . /•
Gio. (Cremona, non lo sai tu bestia. ) > • >
Fui. va da U. Lopez. Treminone , non la sai tu bestia. E mi riposo va a sedere .
Itop. D. Giovanni un’ altra parola.
Pul. E no moie le potive dicere tutt’ assieme.
va come sopra. J - * 1 •
Lop. Avete avuto mai altri fratelli?
Vul. ( Avete avuto mai altri fragnenti ? )
G io. ( Ah 1 Digli che uno.)
Vul. a D. Lopez. Ah ! Digli che uno. E cosi Signori miei . ,i ‘ ; " *“■'*
Lop. D. Giovanni, un 1 altra parola* ' > - ■-
Vul. alzandosi. Oh r lo ssaje ca mm’ aje rotte tre corde , e la quarta poco tene.; • *
Lop. Ditemi che n é di questo vostro fràtello?. Vul a D. Giovanni. ( Che n’è di questo vostro fragnente ?) K r *> ' ' . >
Gio. ( Oh rimembranza funesta ! Digli che fa ucciso. ) ■ ■ -> ^ '
Vai. a D. Lopez. Oh na panza de menesta !j x Dille che fuss’ acciso. E mi riposo. . . o • ^ » Lop. Nè si A mai saputo chi fu l’accisor di vo- stro fratello ?
Gio. No, che se D. Giovanni saputo IViresse , avrebbe compita su di lui la sua Vendetta. Lop. E che c’ entri tu vii servo a rispondere ? Gio. Son servo è vero, ma fedele ed affeziona- to al mio padrone, e non posso veder oltrag- giato il suo onore , nè la sua persona.
Lop, lo »«n mi degno teco altercare. Ebbene