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DIALETTO

             Tu che bonora dici,
                   Io son Coletta tua,
                   Marito caro gioja,
                   Non farmi spiritar.

Per dio, che questo Italiano confrontato al Napoletano pare Illirico, pare Tedesco!

Da sì fatte considerazioni traggasi quella generale teoria, che nuoce egualmente all’effetto dell’armonia musica la soverchia asprezza, e la spossata dolcezza delle parole; e perciò il Tedesco, ed il Francese ricalcitrano egualmente alla musica, quello per eccesso di durezza di consonanti, questo perchè soverchio snervato, e direm quasi dissossato di esse.

Bastici ciò aver detto dell’indole, e delle proprietà del dialetto Napoletano rispetto alla pronunzia, e alle alterazioni, che fa alla lingua comune; giacché nostra intenzione non è già insegnar a fondo o la grammatica o la pronunzia del nostro dialetto agli stranieri. Soverchio geme il sapere umano sotto il peso della varietà delle lingue dotte divenute necessarie ad apprendere: nè le produzioni scritte nel nostro dialetto sono sinora tante e tali, che gli forzino a studiarlo. Abbiam soltanto voluto darne loro

una tal quale idea, dietro, la quale non sarà forse tanto difficile a chi sa. bene l’Italiano, indovinar il senso delle nostre voci, le quali sotto la scorza d’una strana pronunzia, e d’una anche più strana ortografia sembrano indicare una spaventevole distanza dal linguaggio generale, donde in sustanza poi si discostano pochissimo. Passiamo ora a darne qualche notizia Grammaticale.

De’