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Francesco — Ma che songo dote nota ’e musica’ J
Michele — Signor Presidente vi bacio la mano
Matteo — Preside, voi l’avite cumpati se sono nu p<w inceppatelle, perché non vanno mai a nessuna par^ non fanno che chiesa e casa, casa e chfesa. T]
Francesco — E quella e la vera educazione. Nu poco and I /..i
ca veramente ma i nostri padri ne sapevano più di noi. i
Matteo — Ma è proprio questa la mia idea. Papa accusa I tffj ha mparato a me, e io accussi i miei figli.
Giacinto — E fate bene, la honanima di mio padre. 0.
Oronzio, mi diceva sempe, figlio mio, tu e’a veni ta/e e quale a me, e io comme a isso so venuto. E qua su Ciccio per testimone.
Francesco — No, chesto t’ho pozzo assicura, tu si tale e quale a pateto.
Matteo — E chi è questo signore?
Francesco — E un mio amico. Ti presento li barone Chiappo e sua moglie, l’avvocato Ninetta Rocco, suo marito sua madre.
Matteo — Olì ! Fortunatissimo di conoscerli. Vi presento le mie figlie M»mì e LaNà salutate tutti questi signori uno per volta fate il giro (fanno una riverenza)
Giacinto — Ma che le fa fa ’e gioche a chelli do le ?
Matteo — (a Ninetta) Era proprio curioso di conoscere la signora. Voi siete quella che il Consiglio dell Ordine ha ricusato mettere neUVlbo elei procuratori? f Ninetta — Per l’appunto
Matteo — E voi naturalmente avete intentata la lite • y’"
Ninetta — E si capisce questo. I
Francesco — Ma non vi potete lagna perchè la sentenza ^ET
ve l’abbi amo fatta favorevole, I r
Ninetta — Preside, perdonate che ve lo dico, ma era giù- ®AN(
s tizi a.. ti
Matteo — Ma si capisce, Uà sopra non si fa niente contro ^Uci
la giustizia. I. s
Ninetta — Ma intanto il Consiglio dell ordine ha prodoHo
appello. *Un
Francesco — Ma potete sta sicura che la corte d app^Ha j
confermerà !a nostra sentenza.. I
Ninetta — Lo spero almeno.
1‘ RANCESCO — Oh 1 ne potete essere certiss*ma.
SCENA VI.
Giulio — e detti poi Maria
Giulio — lo entro senza farmi annunziare, sicuro Je**ll’ accollo dal Comm.re sempre con la sua
tilezza. r>