lui una vila esemplare, ed il modello degli
uommi dabbene; ma intesi però di lui tempo
fa parlarsene qualche cosa a vostro proposito.
Ele. Intendo ciò che dir mi volete. Fu an tratto della sua debolezza nel tempo eh’ era tutt’ altro di quello eh’ è adesso;
Giu. E Dunque c.ò veto?
Erg. Si, è verissimo, ma il sincero suo ravvedimento nc cancella la memoria.
Giu. (Mi servirà questa notizia.)
Ele. Signora, egli è 1’ unico nostro amico, ed è quegli clic mi solleva in parte dalle oppressioni della perfida Baronessa.
Giu. Essa non tiionferà lungamente, ve ne assicuro. Poco fa c venula a domandarmi con modi improprj l’ immississione nel possesso delle vostre proprietà e la scarcerazione del nipote arrestate questa mattina per insolenze commesse contro vostra sorella, ed abre onesta persone; io l’ho risposto come si doveva, e ne 1’ ho mandata borbottando per le scale.
Erg. Avete fatto benissimo.
Giu. Intanto vi auguro una felicissima riusciti nelle vostre operazioni, e domani sappiatemene a dire il rsuUato.
Ele. In lutto vi appagherò. Giu. Addio.
Erg. Vi sieguo Sig. G.udice, perchè aneli* io me ne voglio andare. Elena Addio.
Ele. Caro padre, Sig. Giudice, addio. viario Ergasto, e Giudice. Elena? È egli vero? Vi sono delle ari me in questo mondo che s’ int eresia n s per te /.. Esulta mio cjo.e: già veggo diradarsi la fosca nube de’ mah, che mi circondai/^, ed un lieto avvenire... Ma pure... Una certa opprcssion di spirito..,• Un tristo presentimento... Eh che larve sou queste di una sconcertala immaginazione.. Chi s: cguc la bella strada delia virtù non ha che temere.
Fine dell’atto Secondo