ATTO PRIMO
Stanza da studio in casa di Monsignore. Porta in fondo e due laterali, finestra a sinistra. Mobili antichi — Sediolone di cuoio, e sedie di paglia di stile dell epoca, canapè antico in fondo a sinistra — ed a destra una grande scrivania. Alle pareli quadri vecchi di prelati e magistrati.
Sulla scrivania una grande calamariera antica di ottone, con penne di oche, e fogli di carta da piegarsi aletteia.
SCENA I.
Aurelio, indi Ortensia e Cecilia.
Aurelio (seduto accanto alla scrivania e scrive) — Altri due righi ed ho finito, (con impazienza) Quel benedetto Monsignore mi fa scrivere un mondo di scempiaggini dalla mattina alla sera. Eppure bisogna accontentarlo. Intanto mi conviene di rostaro qui, por ora, perchè mi paga bene, poi in appresso vedremo che cosa ne succederà!
Ortensia (di dentro) — Eccellenza me date licenza?
Aurelio —Venite... venite... avanti... Chi è?
Ortensia — Eccellenza songo io... e ’a neputella mia!
Aurelio — Uh I la nostra D. Ortensia!... E qual buon vento vi mena da questa parte? Era molto tempo che non ci vedevamo?
Ortensia — Nun vedeva a vuie, ma a monsignore le vacbe spisso a vasà a mano, dinte ’a sacrestia.
Aurelio — E adesso ti sei spinta fino a qua?
Ortensia — Songbe venute pe fa avvedè ’a neputella mia,
Cecilia, tutte ’e cose ’e Napule, perchè nfine a mò è state dinte ’o munastero.
Aurelio — Bravo hai fatto bene! Questa è la tua nipotina? (squadrandola). È una bella ragazza!
Ortensia — Chesta è senza mamma, e senza patre, me l’aggio crisciuta io; e Monsignore me facette ’a carità e farle chiudere dinte ’o refcire ’e Mater Domini.
Aurelio — E adesso l’hai ritirata con te, non dovrà più ritornare nel Monastero?