io lo confesso, sono stato un infame, non dovea mai ingannare un cuore così puro qual è il vostro; ma il destino mi perseguita..... »
D.a Sav. (fra se) (Uh gioja mia, io mo sconocchio!)
D.a Con. (seguita) « Sì, è vero, ho mancato, ma conoscendo che eravate avversa al teatro, e per conseguenza nemica giurata dei comici, vi occultai il mio vero essere a solo fine di non perdere il vostro amore…. »
D.a Sav. (Uh puveriello!) Avite ntise? (a D.a Teresa) Per non perdere il mio amore, per non perder me.
D.a Sof. (Te pare! perdeva sta sciorta de balla de baccalà!)
D.a Ang. (Vuje vedite che m’attocca a sentere!)
D.a Con. (seguita a leggere) « Voglio sperare che questa giustificazione sia l’ancora della speranza per il mio perdono ».
D.a Sav. (Poco autro aje da paté e poi ti perdono!) (ad Annibale) E chesta lettera pecchò non nce l’àie mannata?
Pul. Lle mancavano i 4 solde per il francobollo…
D. Ann. (a Pulcinella) Stette zitto. — Vi dirò: dopo tre giorni che io mi contrastai con la signora, feci questa lettera, ma fu inutile perchè essa era partita, e mi riuscì impossibile appurare ove erasi rifugiata.
Lui. (a Pulcinella) E tu dinto a lo portafoglio tujo che nce tiene?
Pul. Io non uso porta-foglio, uso il porta-debiti.
D.a Con. Che cosa è sto porta debiti?
Pul. E la panza, la quale per mangiare, ha fatto sempre debiti con la puntualità de non pavà maje.
D.a Alm. Tu pure sarraje no ngannatore, chi sa quanta figliole avarraje spugliate!
Pul. Gnernò, le figliole per lo più hanno spugliato a