Albe. Ulia’ ’ 10 no sono Pr<meduto. (rileva dalla saccoccia una carta c gliela mostra)
Mercu. Lisciatemi leggere
ras. Si, sì: leggimmo. ( leggono sottovoce c prorompono in eccessivo riso)
Albe. Oh! oh! nife di Hocco I non credo signori miei eli* vi siano ragioui tali da promuovere il r so...
Mercu (riscaldato alquanto pe1 liquori presi) Tutte l* ragioni mio caro U. Alberto; il vostro lavoro è un complesso di bestialità.
Albe. Bestialità M!
Pas. Già. vuje che avile fatto? ccà nce starino otto piede supierchie» e quatto de li vunste e ssò ddudice. Ab, ah, ah!..
Albe. Asino a me!
Pas. No asino, ciuccio.
Vaco, (frapponendosi) Signori miei ca ccà non se fanno questiune.
Albe. Avete avulo f ardire di chiamarmi asino, a me!!!
Pas. No asino, ciuccio, «iuccio eh è più maro io crusca.
Albe. Ciuccio!!! ah bes ie madornali’...
Mercu. Alto signore: siate nell’ iatelligeuza
io posso impararvi a leggere.
Pas. Alto signore: siate nell’intelligenza che che io posso impararvi a scrivere e a farei calcoli... capite /
Albe. Affé di Bacco! s’impara a leggere scrivere e calcoleggiare ad Alberto Fornacella de Baroni Focolajo! ne voglio soddisfazione.
JVtco. Basta basta...