« Mesto mi lagno, e asprissima € Avversa è la mia sorte.
- c Deh! un nuovo calle apprestami
€ Per incontrar la morte.
Sto. Uh! oh!
(e. i. ). k Menestraio magno e asprinta c D’ A ver za la cchiò fforte!.~ c Deh! noveoalle mprèsiame c Pe nn* accallà doje sporte •••
Car. Ah, ah, ah!
Stài Misericordia!... na naovo calle, e in hai latto noveoalle.. ^
Pul. E già nevecalle, die aggio scritto na prub’ beca? *
Sto. Un nuovo callo ••• capisci?
Pul. Novecfìlla si, te sto ssentenuo.
Lor. Uo nuovo calle *,♦ calle
Pul. E cca io calle aggio scrìtto, no ducato.*•
Lor. Ah, ah y ah! lassammella piglia a rriso eh’ è m meglio...
Sto. Dà a me il libro, più tardi te la copìerò io. va, va • é.
Lor. ( avviandosi ) Vi che aalo, dottore m’ è ccapiuito!... sciù! acciso chi to tùet tette la penna minano po la primma vota! (via)
Pul. Sia beae ehesto? •
Sto. Ma io sempre ti ho detto di non prendere Incombenze. difficoltose; la tua penna deve adoprorai * per le sole lettere della gentaglia, che intenta a salutar parenti, amici ec. Intanto, conduci la scrivania più in là, propriamente all* angolo dei teatro del Fondo, perebè questo non è sito opportuno.
Pul. ( tra sé ) ( Mprìmmese voglio vennere sto moccaturo e ffa denaro pe m’ associa a nu fatto a ppane: tenco na lopa stammalioa