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no turco napolitano

isso). E cosi, D. Peppì, Pasquale come vi tratta, dopo la nostra divisione?
Peppino — Non ne parliamo, caro D. Ignazio, non ne parliamo, lavoriamo sempre, e dice che non facciamo mai niente, alle volte mi fa certe mortificazioni in pubblico che io non merito. Io non era nato per essere maltrattato. Caro D. Ignazio, a me nisciuno mi conosce, ma io sono un genio.
Ignazio — (Vi che bello genio teh!)
Peppino — Poi da che è venuto un certo D. Felice, che so, come suo confidente, ha perduta la testa, non c’è altro che D. Felice per lui. Da che era tanto geloso della moglie, nientemeno adesso la fa accompagnare da quello là, io non ho potuto capire perchè, perche tanta affezione e tanta fiducia per quell'uomo.
Ignazio — Ma come voi non sapete niente? (ridendo).
Peppino — Di che?
Ignazio — Quello llà, quel tale D. Felice, a Costantinopoli...
Raffaele — (annunciando) — Quattro signori distinti!
Ignazio — Quattro signori distinti! E chi songo? Avanti.
Raffaele — Favorite. (escono i quattro giovani di Pasquale in calzone nero, gilè bianco, e sciasse molto larghe, cravatte bianche e guanti).
Michele — Buonasera.
Luigi — Mille augurii felici.
Salvatore — Pe cient'anne.
Gennarino — E co bona salute.
Ignazio — Grazie tanto (Vi che quatte signori distinti!) (a Gennarino e Salvatore). Vuie pure site venute?
Salvatore — Sissignore.
Gennarino — Ncè l'ha ditto lo principale.
Ignazio — (Ha pigliato li facchine e ncià mise li sciasse ncuollo).
Luigi — Si ve fa dispiacere, ncè ne iammo.
Ignazio — Nonsignore, quanno l'ha fatto Pascale, sta bene. (Si aveva da caccia io li gelate, stiveve trische!)
Peppino — Poi D. Ignà, questi qua stasera dovevano venire per forza, perchè abbiamo preparata una sorpresa per gli sposi.
Ignazio — E che sorpresa?
Peppino — Eh, non si può dire, se no finisce il bello, sentirete, sentirete.
Ignazio — Va bene, fate voi. Permettete no momento, io vado ad accuncià l’orchestra.
Peppino — Fate pure, (i 4 s’inchinano).