in piedi non so como.... E olii è Pii’ buona a fare un passo9 Come Ionio a casa?...
_ Coi piedi! - soggiunsi’ per baia la ragazza
Mi senio manear le ginocchia.-. Chi m’accompagim.
’j U / — conclusi’ 1’allra volgendosi a Gennarino.
— Tu?! die cosa è questo hi?! — strillò Teresina con le mani arrovesciale ai fianchi, le gomiti’ appuntate d’avanli e g1-’ occln di fuoco.
- Mi accompagnate voi? — si corresse l’altra.
— Ci siamo! - borbottò il giovane e si alzò a divederle, pensando che la peggio sarebbe certamente toccata a Tercsin» contro quel pezzo di marcantonia.
— () voi o tu - soggiunse la fanciulla, avanzandosi ancora c agitando le braccia — per vostra regola, Gennarino è mio e nessuno) deve aver più pretensioni su lui!
K la Francesca, socchiudendo le palpebre come ad aguzzare lo sguardo lingendo di non aver bene inteso, domandò: — E’ tuo?! Come sarebbe a dire! Spiegali meglio!
E Gennarino. ora sospirando con lo sguardo volto al Cielo, ora con le mani fra le contendenti, si adoperava a rabbonirle, lenendo indietro l’una. e l’altra, ma più garbatamente la fanciulla. Parlavano così nello stesso tempo, strillando le donne e intercedendo lui, — Per carità... Chi vi sente?... Che siete la regina Taitù?... Con vostro marito morto!... Invece di piangerlo!...
Ma sì! era come voler persuadere due cani affamati a non contendersi un osso.
— E’ mio! s» e mio! e di nessun’altra! — diceva andando sempre più su di tono la ragazza, e battendo e ribattendo 1» palme sulle mammelle.
— Tuo?! tuo?! — inferociva la vedova: — E come? in che modo? dove l’hai comprato? Al mercato?
— E l’tfvete comprato voi?
— Olii, nenna, ti prudono le mani di finirla a mazzate?
— Sono bona di vedermela anche con la regina Taitù!
— Spiegati meglio, fammi sta grazia, voglio capire come è tuo!
—. E ve lo faccio capire subito subito: lui mi vuol bene, io gliene voglio due volte lauto, Ciccillo acconsente e allo Zio Prete non resta da far altro che a benedirci in chiesa.
— Non resta?... E io?... Io, come resto?! domandò la donna puntando anche lei le mani sui fianchi, sicché parevano due anfore di fronte vicine ed urtarsi e a fracassarsi. Invece, mutando tattica la vedova fece per buttarsi al collo del giovane, tentando di prenderlo dal lato del tornaconto: — Io ti levo dalle pene!... Io son ricca... Senti...
— E io ini metto nelle tue pene e le divido con te! — esclamò la fanciulla abbracciandolo senz’altro e passando, di botto» dairaccento dell’ira a quello dell’amore.