Paggena:Teatro - Aniello Costagliola.djvu/112

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Ciampa (appare tra i battenti dell'uscio. A Miullo, sommesso e confidenziale:) — Damme n'uocchio a 'o viecchio, tu. Nun 'o fa' mòvere.
Miullo (umile:) — Ve servo, cavaliè!


(Ciampa, sparisce).
(Giù, nell'atrio, un tumulto grande di voci).


Una voce. — Chiammate na cetatina!
Una voce di una guardia. — Ehi! Na carrozzella!
Un'altra voce (a stesa:) — Lucariè!... Avota!... A l'ispezione! (Si ode lo schioccar della frusta. Il mormorìo cresce. Poi, il rotolìo della vettura, che si allontana. Il mormorìo vanisce, a poco a poco).
Carmine (in tanto, ha continuato a balbettare, dolorosamente:) — No!... No!... Essa, no! (Ora, le contrazioni di spasimo sono più frequenti sul suo volto, che pare atteggiato al un sorriso stranissimo. La paralisi incalza).
Miullo (vigile, su la soglia, tentenna il capo, e mormora, con disprezzo e pietà, contemplando il vecchio agonizzante:) — Ce vulesse nu curtiello 'e suvararo! Mo rire, mo! Mo rire! (Esce, e socchiude la porta).
Carmine (vorrebbe gridare la sua colpa. Ma non può più parlare, e si accusa co' gesti, percotendosi il petto. Fa un ultimo sforzo per alzarsi; ma ricade. E si abbatte contro il suolo, ucciso dalla paralisi).




SIPARIO.