Paggena:Teatro - Aniello Costagliola.djvu/118

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L'AMBIENTE


Nell'« ottina » della Sellaria, e propriamente nel cuadrivio dei Calderai.
Il « corpo di guardia »: una stanzaccia squalida e tetra.
La porta che conduce alla via è su la destra, e si raggiunge dall'interno, per tre o quattro scalini di pietra. Su l'alto di essa, lo spioncino. Tra la porta e la scaletta, un breve pianerottolo. Un vano ad arco, a sinistra, conduce ad altre stanze, ed è chiuso da una porta pesante. Il fondo è una parete di pietra calcinata, nella quale si apre un finestrone amplissimo, che occupa quasi la metà della parete medesima, ed è protetto da un'inferriata massiccia e da due scuri di legno. Ora, gli scuri sono aperti, e si vede, a traverso la inferriata, la piazzetta dei
Calderai, poco affollata. Fra le botteghe che dànno su la piazzetta, in fondo, su lo svolto della via, è quella del pizzicagnolo Ciommo Donnarumma: se ne scorgono la mostra e l'insegna.
Di là dall'inferriata, lo sbirro di guardia, con l'archibugio a spalla, attraversa la via, da un capo all'altro del finestrone. Nessuna decorazione nell'interno. Su le pareti sono attaccati i resti di qualche pubblico bando viceregnale. Vi sona anche sospesi quattro o cinque archibugi e qualche sferza di cuoio. Pocchi sgabelletti di legno, sparsi, e un tavola di legno greggio, con su una grossa anfora ricolma di vino e alcuni orciuoli di terracotta. Una lanterna pende dal soffitto, attaccata alla punta di una catena arrugginita.
È l'ultima ora di un vespero estivo: la piazzetta si abbuia a poco a poco. Nell'interno è già scuro. La lanterna è accesa. L'ambiente si fa più tetro, nel fioco chiarore.