artista fu e sarà mai veramente vicino. Sono quadri foschi di cui le piccole sagome ingrandiscono nella livida visione che diffondono. Son quadri angosciosi che schiantano l'animo. Sono brevi tragedie segnate con l'acquaforte del pessimismo, della pietà, dello spasimo. Miserie, peccati, delitti, dolori, e ancora dolori, e sempre dolori. In Aniello Costagliola l'autore di teatro era congenitamente tragico.
La comicità la caricatura il grottesco, di cui la sua acuta osservazione traeva dal Vero gli elementi, appaiono nei mirabili scorci sintetici delle svariate innumere figure di sfondo, nei particolari di folklore ambientale da lui riprodotti con perfetta vivida dipintura: e la tragicità svolgentesi nell'organismo scenico è intensificata dall'antitesi, violenta o ironica. Ma, come sostanza e scopo totale risultato d'arte, la comicità la caricatura il grottesco non si riscontrano che in alcuni dei suoi lavori scritti in collaborazione con Raffaele Chiurazzi: 'O Cumitato, 'A femmena, L'Agnello Pasquale... e ne dimentico forse qualcuno. La circonstanza che lo trama degli ultimi due da me citati derivò da due gioielli del Boccaccio si aggiunge al criterio pel quale credo non essenziale nel Costagliola l'espressione comica. E, pur astraendo da tale circostanza, io insisto. L'indole e i caratteri più insisti — l'essenzialità — d'un autore non sono identificabili e non sono da ricercare nella fusione e confusione del suo ingegno con quello d'un altro
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