autore. Bisogna ricercarli nella sua opera individuale. Una collaborazione copre sempre d'una ambigua parvenza il profilo della intrinseca personalità di ciascun collaboratore. — Sicchè, io trattengo ogni ulteriore indagine dinanzi al laboratorio creativo e tecnico in cui Aniello Costagliola e Raffaele Chiurazzi, insieme, costruirono la commedia vernacola ridondante di buonumore popolaresco per secondare, opportunamente, la gran voglia di ridere che hanno per atavismo le platee del teatro dialettale napoletano, dove regnarono — e, conveniamone, non senza gloria — Pulcinella e Sciosciammocca. L'arte di Aniello Costagliola, autore tragico, tendeva a sollevare, non per programma, ma per impulso istintivo, il teatro dialettale napoletano all'importanza del « teatro di pensiero ». Si può disapprovare cotesta tendenza come troppo ardua e ambiziosa, si può giudicarla una pericolosa deviazione, specie se si consideri che ben si contennero nei confini d'un propizio romanticismo, cioè d'una affascinante poesia di colore e di sentimenti, molto tradizionale, quei nostri Valorosi — tra cui qualcuno d'altissima rinomanza e autorità — che più luminosamente contribuirono all'evoluzione e all'ascensione del teatro dialettale napoletano di questo primo quato di secolo. Ma io dovevo essere e fui e sono entusiasta d'una tendenza che confortò e carezzò in me l'autore di Don Pietro Caruso, di Sperduti nel buio, di Nuttat''e neve (Napoli vista
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