Paggena:Teatro - Aniello Costagliola.djvu/68

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Uno della brigata.

— Sul mare luccica
l'astro d'argento;
placida è l'onda,
prospero il vento.
Venite all'agile
barchetta mia!...

Tutta la brigata.
— Santa Lucia!
Santa Lucia!


(Il canto s'interrompe. Squillano risate argentine, commiste a molte voci liete, confusamente. I mandolini trillano e le chitarre sospirano il ritornello dell'antica canzone. E il suono vanisce a poco a poco, sotto la luna).


Don Pellegrino (in tanto, ha cavato da una saccoccia della sua sottana una larga busta gialla, striata di francobolli e timbri. Ha lacerato la busta, e da questa ha estratto un foglio, a mezzo stampato, e scritto sull'altra metà. Ora, inforca le lenti, tossisce un po', chiama:) — Serafino...
Serafino (come tratto bruscamente da una meditazione, sussulta:) — Padre?
Don Pellegrino. — Siedi, figlio. (Accompagna l'albino presso un piccolo sgabello, che è al centro del cortile, quasi sotto la lanterna).


(Serafino si abbandona allo sgabello. Allunga il collo e piega un po' il capo verso la voce del sacerdote; le sue labbra e le sue orbite, vagamente rischiarate dalla poca luce della lanterna, hanno visibili contrazioni. L'albino è in ansie).
Don Pellegrino. — È papà, che ti scrive.


(Il cieco è scosso da un lungo brivido: e stringe le mani su le ginocchia, e si rannicchia su lo sgabello, in attesa acutissima).