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SECONDO ATTO
SCENA II.
Ecco Serrafino Spasiano; — un omaccione dalla voce roca e dalla faccia bianca di farina. È scamiciato. Ha borbottato anch’egli qualche improperia all’indirizzo della femmina, ma, poi, volge la sua attenzione e la sua ira contro il suo garzone. Si arresta sull’uscio. Ha gli occhi iniettati di sangue.
SPASIANO
(a Palumbo:)
E si' galantuomo tu?
(minaccioso, con voce di collera:)
E tiene murale e cuntegno?… Tu si ’a schifezza ’e ll’uommene!
(fa per avventarglisi contro. Aitaniello Palumbo ripara dietro il cavalletto. De Muro e Gigante trattengono lo sdegno di Spasiano.)
DE MURO
E quando maie?
GIGANTE
E comme te vene?
SPASIANO
(con collera rattenuta, a Gigante:)