di visioni, e un'anima aperta a tutte le significazioni e a tutte le idealità della vita bella. Il suo felice temperamento drammatico è stato riconosciuto da uomini illustri come Giovanni Verga e Luigi Capuana; Luigi Conforti, il poeta semplice e forte, il cui ricordo è come un rimpianto perenne nell'anima di tutti noi che lo amammo, dedicò sulla Fronda, a Menotti Bianchi, un lungo articolo vibrante di sincero entusiasmo. Nè altre voci di lodi e di incoraggiamento sono mancate, a questo coscienzioso animatore della scena, voci che sono spontaneamente scaturite da artisti e letterati, scevri di passione, e ardenti dinanzi al mistero delle cose belle.
Ora la figura di Menotti Bianchi si distacca dallo sfondo scuro, che è stato il suo passato di voluta noncuranza. I suoi drammi raccolti in un sol volume s'impongono alla libera discussione e pare che alfine si schiudano per lui i terribili battenti della interpretazione.
Dal suo primo dramma in un atto: Rosa Esposito, che vinse il concorso drammatico bandito dal «Mattino» nel 1902, fino a Catena, recentissimo, e alla Napoletana, è stata una continua e segreta ascensione, verso i più luminosi ideali della bellezza. Menotti Bianchi, poi, possiede il segreto del dramma in un atto, che per la sua rara sapienza tecnica, acquista una singolare forza di suggestione. Nel breve cerchio di poche scene, egli sa abilmente riassumere ed impostare un mistero di anime, una rappresentazione
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