Concetta
(con un fil di voce)
Chìammela!... No... Nun ’o sapevo!...
Raffele
E io manco... Iesce dinto!... (le indica la porta della camera da letto).
Concetta
(retrocede, terrorizzata. Or è presso alla porta della camera da letto. Fa ancora un passo avanti e stende la mano alla porta di strada. Con voce strozzata)
Silvia!... Silvia!...
Raffaele
(terribile, cercando intorno a sè come per colpirla con qualche cosa)
Mme vuo’ fa fa n’ato guaio?... Trasetenne!...
Concetta entra nella camera da letto. Egli ne rinserra violentemente la porta. Un silenzio. Raffaele s’appoggia allo spigolo del comò. Si guarda intorno. Or è solo, nella camera muta.
La lieve ubriachezza gli s’è snebbiata. Con gli occhi fisi nel vuoto, la bocca schiusa, egli è ancora sotto il colpo della rivelazione. Le braccia gli cadono lungo i fianchi, la bocca balbetta qualcosa. Di fuori, nella strada, è il silenzio. All’improvviso due voci di uomini che rincasano, e parlano alto fra loro, rompono quel silenzio. Gli uomini passano nel vicolo, sotto alla finestra.