Pulc. Servitevi, (seguita a far scena con D. Cec.)
D. Pano, (a Pipetiello) E di mme na cosa; tu, con ventiquattro lire, comme campe?
Pipet. (spiegando) Sei lire per la casa, sei lire per la serva e per vestirci, sei per il pranzo, sei per la cena, e sei....
D. Pang. (interrompendo) Statte, che aje passato il sei. fresia a far scena con Pipetiello).
SCENA VII.
D. Astrubale, Antuono e detti.
D. Astr. (comparendo dalla porta di sinistra, vestito elegantemente in soprabito nero, con in sul capo cappello a staio e con bastone in una mano, seguito da Antuono vestito con goffa eleganza).
Antuò che te pare? Hai visto?... abbiamo per ora introitato trentamila lire.
Ant. (allegro) Oh che bella cosa! Io mo moro p’ ’a cuntentezza. E chella bestia e muglierema nun vuleva (fa
scena restando a parlare con don Astrubale).
D Pangr. (a Pipetiello) Basta, datemi quà ehe adesso le impiego alla mia cassa.
Pipet. (cavando di tasca alcuni biglietti di lanca e consegnandoli a don Pangrazio Tenete... ma datemi prima
il tallone.
D. Pangr. (intascando il danaro, ironico) Mo... si nu fernesce a cazetta.
D. Cec. (a Pulcinella) Io da ca nun me movo, e si vene voglio fa revutà li banche.
Pulc. Signora la prego di. non fare ragazzate, (continua lo affollarsi e Vavvicinarsi di cittadini davanti agli sportelli dei tre casotti).
D. Sinc. (comparendo dalla porta di sinistro vestito con eleganza avvicinandosi a Pulcinella) Perdoni, qui sono le banche che fruttano il cento per cento?
Pulc. (a d. Sincero) A servirla.
D. Sinc. Qual’è la più solvibile?
Pulc. So tutte de na manera.
D. Sinc. (a don Pangrazio) Ma ditemi: come potete dare
questo interesse sopra a cento lire? Quale speculazione offre tanto, sì per interesse quanto per usufrutto vostro e lo spesato immense che portate?
D. Pan.gr. Questi sono altari che non vi riguardano.
Pipet. (preoccupate dalli parole testé profferite da d. Sincero a d. Pangrazio Scusate; se c’è imbroglio datemi il mio danaro.