D. A&dh. (con premura ad Antuono) E le quattromila lire?
An t. ( cavando dalla tasca interna della giacca un portafogli e mostrandoto a D. Asdrubale ) Stanne c«à; so tutte carte. Dimane arapimme e, sti carte, ’ e metto io stesso dint’ ’a cascetta. (ripone il portafogli in saccoccia).
Pulc. Fate bene a prevenire il caso.
D. Asdr. ( con premura a D. Pangrazio e a.Pulcinella ) Nzomma, vuie approvate sta speculazione?
D. Pangr. (con intenzione, simulando) Sicuro., è ottimissima. (piano a Pulcinella) ’O putesseme scurchiglià quacche cosa?
Pulc. ( c. s.) Sicuro. La testa di D. Asdrubale è fina assai. (fra sè) Dimane, si inme riesce, arapo pure io na banca primma d’ isso.
D. Pangr. ( ad Antuono, con intenzione di adescarlo ) Domani farete fortuna, senza toccare le vostre quattromila lire; introiterete un milione, (fra sè) Dimane aggia fà T arte d’ ’o diavolo p: arapì primrne d’ isso.
D Asdr. (con presunzione) Avete visto? La mia testa non sbaglia.
Pulc. Non può mancare perchè te 1’ hanno bene fortificata*
Ant. (esultante di contento) Oh!... Mamma mia, io mò moro p’ ’a contentezza! ( agli altri ) Aspettate nu mumento. ( Sollecitamente, via, per la porta W ingresso).
D. Asdr. (meravigliato) E dove è andato?
Pulc. E che nne saccio.
D. Pangr. È uscito in fretta.
Pulc. (a D. Asdrubale) Arape ’a porta; stiamo a pianterreno e se vede chi và e chi vene.
D. Pangr. (vedendo Antuono che ritorna) Nurì serve; ’o vi ccà -che torna.
Ant. (ricomparendo dalla porta d’ingresso, con in mano un fiasco pieno di vino) E**,co ccà... ve vite a la salute mia; solennizzamme l’apertura d’ ’a banca.
Pulc. Ebbiva.. ( beve )
D. Pangr. (dopo d’aver bevuto anch’egli) Ottimo.
D. Asdr. Viva il socio. ( beve anch’ egli indi pone sul tavolino il fiasco col vino rimasto )
SCENA IV.
Annarella e Detti.
Annar. ( comparendo dalla porla d5 ingresso; adirata, o,ir indirizzo di D. Asdrubale, di D. Pangrazio e di Pulcinella )