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STORIA VECCHIA

COMMEDIA IN QUATTRO ATTI



rappresentata la prima volta al Teatro Nuovo, di Napoli, dalla Compagnia di Pasquale Molinari diretta da GENNARO PANTALENA, la sera del 6 novembre 1910. [p. 2 càgna] Quando questa comedia venne la prima volta alla ribalta, si credette da taluno, ch’io volessi ripigliare senz’altro il vecchio tema de l'amore contrastato. Ah, no! non avrei solo per questo, speso il mio tempo, nè abusato, inutilmente, della pazienza dei miei benevoli spettatori. Volli, almeno era nel mio proposito, fermare l'attenzione del pubblico su certi ritorni fatali delle umane cose, e chiamai "Storia Vecchia" non la vicenda amorosa, ma il triste addio di due poveri vecchietti presso l'alcova ancora intatta e candida, che accoglierà, fra poco, due nuove giovinezze, due nuove vite.

Non vi riuscii? Giudica tu, Lettore. Comunque, io sono grato a questa mia fatica che à dato a la mia anima dei fremiti, allora; e che rinnova oggi, col ricordo, la più buona emozione.

L’AUTORE.

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PERSONAGGI

Si’ Francisco

Cuncetta sua moglie
Margarita loro figliuola
Donna Carmela
Pascalino suo figlio
Nicola Pèrcopo fratello di Francisco
Rosa sua moglie

Maria

Vicienzo

loro figli

Assuntulella
Don Antonio
Si’ Dummineco
Rafiluccio, un giovanotto amico
Don Biagino
Don Giacinto
Eugenio Tiburzi, fidanzato di Maria
Annarella
Il delegato
Quattro agenti di polizia
Voci interne.


A Napoli. - I giorni nostri.

N. B. - Dal terzo al quarto atto passa qualche mese.

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NOTE PER GLI ATTORI

Si’ Francisco fa il mestiere di calzolaio. Onesto, lavoratore, pieno d’amor proprio. Ha pizzo e baffi quasi bianchi. Nei primi tre atti porta un grembiale con pettino, come d’uso.
’A sie’ Cuncetta potrebb’essere la più brava donna di questo mondo, se, la sua bigotteria un poco, e la preoccupazione esagerata dell’ opinione pubblica, non attenuassero in lei, qualche volta, gl’impulsi più buoni, e generosi. Casalinga, laboriosa, modesta.
Margarita à 22 anni. Buona e mite, ancora convalescente di una grave malattia. Pallidetta perciò, piuttosto triste il suo sguardo, dolcissimo. Nel vestito accurata e garbatamente civettuola.
Carmela Sabbatino è il tipo caratteristico d’"’a mercante" nel popolino napoletano. Veste con sfarzo, e il suo incedere è spavaldo, altezzoso. Un laccio d’oro a grosse maglie le gira più volte intorno al collo; molti anelli, e agli orecchi "’a toppa".
Pascalino. Temperamento vivace, impetuoso; ma in fondo buono e onesto anche. E un bel giovanotto, un tantino "ammartenato".
Nicola Percopo è operaio nell’arsenale; uno scalino, dunque, più su del fratello, Francisco. Di fare pacifico, un poco indolente; col proposito di evitare discussioni incresciose, à finito quasi per lasciarsi sopraffare dalle sue donne. Nei modi franco e semplice.
Rosa moglie a Nicola di seconde nozze; temperamento bilioso, fatto di vanità e di dispetto. Veste con ricercatezza ed affetta arie da signora.
Maria a l’opposto di Margarita, à tutte le seduzioni e i difetti della nostra sartina. Linguacciuta, piuttosto egoista, e leggera. Parla nervosamente, veste con gusto. È minuta, svelta, graziosa.
Vicienzo un ragazzetto di dodici anni, maleducato e impertinente. [p. 6 càgna]
Assunta non è più ragazza; ma nel suo pieno, sano sviluppo di donna, esercita tale (ascino da tentare un anacoreta… Spensierata, pazza gliona, biricchina, simpaticissima… Porta un grembiale colorato, e ne’ capelli, appuntato, un pettine: ferro del mestiere.
Don Antonio è il popolano. Una persona "struita" dicono nel vicolo. Dritto, piuttosto tarchiato, ancora giovane; sempre in atteggiamento grave e autorevole. Porta il cappello alto e un mezzo táite, molto usato.
Si’ Dummineco è un vecchietto tutto bianco, asciutto, pulito; conservatore fedele e entusiasta del suo "tempo"; dispregiatore sistematico d’ogni cosa che da quello si allontana. Apparentemente burbero, in fondo è un’anima nobile, semplice e sensibilissima. Veste un camiciotto di cotonina bleu, un berretto con tesa. Parla a scatti, e camminando saltarella un poco.
Don Biagino un faccendiere che si spaccia per avvocato. Figura tristemente comica. Un po’ calvo; pizzetto brizzolato. Veste arranciatamente.
Don Giacinto "’o parrucchiano" ha toccato la sessantina. Paffuto, rubicondo, allegro; dà subito l’impressione di un buon diavolo contento. Più prete che religioso, passa nel popolo per un uomo di cuore, e vi esercita anche un certo dominio, in virtù del suo ministerio.
Eugenio Tiburzi. Giovanotto non brutto, piuttosto ben vestito; pieno di salamelecchi.

Innece

cagna