Pergolesi
PERGOLESI
Il faut peu de mots pour parler de lui, car sa vie et son œuvre sont brêves; mais il faudrait des mots exquis, car c'est une exquise figure. Apres le maître grandiose de la mèlodie italienne en voici le maître delicieux, rêvonsle, si nous ne pouvons le connâitre. Sur sa tombe on aimerait a lire le salut de Voltaire à Vauvenargnes; Adieu, belle àme et beau genie!
CAMILLE BELLAIGUE
PERSONAGGI
Giambattista Pergolesi.
Il Principe di Stigliano, Colonna.
Il Principe di Sansevero, Don Raimondo di Sangro.
Il Principe Caracciolo d’Avellino.
Nicola Capasso.
Il Cardinale Acquaviva.
Egidio Romualdo Duni.
Don Scipione Spinelli, principe di Cariati.
Il Cavalier Leandro.
Francesco Feo.
L’abate Galanti.
Laura Monti.
Donna Luigia Caracciolo, moglie a Ferdinando Colonna.
Maria, figlia di primo letto di Scipione Spinelli.
La Principessa di Colobrano.
La Marchesa d’Albafiorita.
Il Maggiordomo di casa Stigliano.
Dame - Cavalieri - Paggi.
a Napoli, nell’ottobre del 1733.
Una galleria esagonale, in ricco barocco. In fondo, al centro della parete, e quasi per tutta la sua altezza, un grande specchio incorniciato, poggiante sopra un caminetto; sul quale sono anche due vasi giapponesi, e un pomposo orologio a pendolo.
Ne le pareti di qua e di là ampie porte con cortinaggi; quella a destra mette nella sala da giuoco, quella a sinistra nel salone da ballo. Un cembalo di lacca bianca a fregi d’oro è tra le due porte, in fondo; accosto al cembalo un piccolo paravento. Più avanti, verso sinistra, disposti in semicerchio, un canapè e delle poltroncine di damasco a fiorami; da l’altra parte, altre poltrone e sgabelli dell’epoca.
Tutto il mobilio è distribuito con elegante euritmia. Su di una cantoniera a tarsie di tartaruga e metallo spiccano miniature in avorio, graziosi biscuits. Nei riquadri delle pareti e sotto il soffitto cilestrino, dipinti di nudità mitologiche, gruppi di angioletti tra nuvole.
E prima sera.ATTO UNICO
SCENA I.
Il principe di Stigliano, Laura Monti, il maestro Duni, il principe di Sansevero, Giambattista Pergolesi, la marchesa d'Albafiorita, Nicola Capasso, l’abate Galanti, il principe Caracciolo, Francesco Feo, il Maggiordomo, Dame, Cavalieri, Paggi(1).
(S’ode nell’interno, sonato dal "quartetto" e accompagnato col cembalo, il duetto fra Serpina e Uberto della "Serva Padrona. Poi scoppia un applauso fragoroso, lungo, e la tela si leva su la folla varia degl’invitati che circonda il Pergolesi, ancora dinanzi al cembalo, e lo complimenta festosa. Solo Duni e la marchesa d’Albafiorita restano a conversare sul canapè, estranei a quanto accade loro intorno).
Laura
"Sempre in contrasti
Con te si sta.
E qua e là
E su e giù"[1]
......
Abate
(piano, a Laura) Povero Duni, mo more!
Laura
Proprio! Se non lo è già…
Abate
(ride di cuore) Ah… ah… ah… (si avvicina al gruppo di Duni e Albafiorita) Maestro Duni? (continua a conversare sottovoce con loro)
Laura
(intanto va incontro a Capasso che si avanza a braccetto col principe Caracciolo) Che ve nne pare, Prufesso’?
Capasso
Magnifico! Magnifico! È na cosa troppo bella!
Caracciolo
Laura
Obbligatissima alle vostre finezze… (fa una riverenza) Più tardi.
Caracciolo
Pour la bonne bouche.
Laura
Oh, per quello… (s’interrompe vedendo venire verso di loro l’Albafiorita, alla quale vorrebbe alludere)
Albafiorita
(graziosa, al Principe) Sentiamo, Principe, che cosa vi riserbate pour la bonne bouche?
Laura
Le vostre buone grazie, signora Marchesa… (s’ inchina canzonatoria)
Caracciolo
(a la Marchesa) Proprio così.
Capasso
Pulsate et aperietur vobis!
Abate
Duni
(livido, con un gesto di disprezzo) Trattandosi, poi, d’ una cosa già vecchia…
Laura
(alle loro spalle, intervenendo improvvisa) Vecchissima! Siamo oramai alla sessantesima replica!… E, quel ch’è peggio, il pubblico, non vuol sentire altro. (s’allontana ridendo sempre)
Abate
Che impertinente!
Duni
(c. s.) Mah! Quando si permette a certa gente di cacciarsi fra gentiluomini…
Abate
(più piano) E dire che l’Eccellentissimo signore Uditore nun lle dà quartiere. Avite letto l’ultima notificazione di Ulloa pe lli cantarine?(2) Cose de pazze! (continuano a bassa voce)
(Intanto, Pergolesi s’avanza tra il principe di Stigliano e il maestro Feo. Donna Luigia e il principe di Sansevero restano a conversare in fondo).
Stigliano
Feo
(schermendosi, con modestia) Oh!…
Pergolesi
Certo, io devo tanto a lui.
Feo
(c. s.) Se bastasse essere mio alunno per scrivere dei capolavori… N’aggio avuto de scolàre! (scherzoso) E poi, anzitutto, ll’avarrie scritte io.
Duni
Manco male, Maestro…
Feo
(accorgendosi soltanto ora di lui) Oh, Duni, vuie state cca? (gli stringe la mano)
Laura
Bel complimento per gli altri!
Stigliano
Infatti…
Capasso
(a quelle risate si volta, vede Pergolesi, gli prende entusiasta le mani) Bravo figlio mio, bravo!
Pergolesi
Capasso
Assaie! Mm’haie fatto cunzulà!
Pergolesi
(visibilmente commosso) Grazie… Voi siete sempre così buono con me…
Stigliano
Quell’intreccio di due motivi diversi sui due violini?!
Feo
E il ritorno a la quinta così simpatico!
Duni
(dissimulando, ma sempre livido) Una ripresa del tema in mi.
Capasso
No’ lo saccio addo’ torna. Saccio che mme piace assaie! (Stringe di nuovo la mano a Pergolesi. Tutti gli altri ridono del suo tono faceto)
Stigliano
(presentando) Il maestro Feo. (a Feo) Il professore Nicola Capasso. (Scambio d’inchini e convenevoli)
Feo
Capasso
E io, del nostro Conservatorio.
Stigliano
Pergolesi vogliamo andare, intanto? (agli altri) M’è arrivato un clavicembalo da Parigi; una piccola meraviglia. (a Feo) Maestro, venite; voglio il vostro giudizio. E voi pure, Capasso.
Caracciolo
(subito, tirandolo a sè per un braccio) No… no… ’O prufessore lassatelo stare cu nuie. Ce à da dicere na cosa…
Stigliano
Quacche sunetto?! (sorride malizioso, entra nel salone insieme a Pergolesi e Feo)
Capasso
(a Caracciolo) Ma che ve penzàte? Quatte vierze fatte accussi… pe lo ’nquità nu poco.
Laura
Chi è? Chi è? (s’avvicina curiosa)
Caracciolo
Raimondo?… Donna Luigia?…
Capasso
Sansevero
Avete chiamato, Caracciolo?
Caracciolo
Nu sunetto pe lu… (sta per dirne il nome)
Capasso
(interrompendolo a tempo) E sì!… Pare che viaggio raccumannato! (Risate generali)
Donna Luigia
(con viva curiosità) Ah! Sentimmo. Sentimmo.
Caracciolo
Nu poco de silenzio! (Tutti lo circondano attenti)
Capasso
(si raccoglie un momento, poi sottovoce comincia a recitare):
Iesce co ssanetate, o bella cosa!
No’ lo vedite comme va galante?
Co la scarpa appontuta e co li guante,
Caccia da la verghetta acqua de rosa.
Porta na capellera assaie sforgiosa
Co lo tuppo e la coda arreto e nnante;
Non saccio s’è perucca o s’ è turbante,
Tutta chiena de pòvera addorosa.
Parea sti iuorne arreto no maiale
E mo sciaura de musco ogne puntone
Nè fa sentì lo fìeto a li pedale.
Siente cca, mo te dico la ragione
Pecchè addora de musco st’animale:
Ca lu musco se fa da…
(s’interrompe, trattenuto da la parola pornografica; guarda gli altri furbescamente)
Caracciolo
"Ca lu musco se fa?…"
Sansevero
(à capito l’allusione) Ah… ah… ah… (ride forte) Graziosissimo!
Capasso
(avvicina la bocca a l’orecchio di Caracciolo, in modo che gli altri non possano udire, e completa il verso).
Caracciolo
Bona! Chesta è bona davvero!
Albafiorita
Donna Luigia
No… no… Aspettate: (porrebbe dire un nome ma non ricorda) il… il…
Laura
Il cavalier Leandro.
Capasso
(sorride, scuote il capo a ogni nome in segno di diniego)
Albafiorita
(punta, a Laura) Il cavalier Leandro, carina, non usa profumarsi con certi odori… Cercate meglio fra i vostri amici…
(intanto Caracciolo avrà detto ne l’orecchio al principe di Sansevero il resto del verso; e così via via, l’uno con l’altro, faranno tutti gli uomini).
Abate
(piano, a donna Luigia, indicando con la coda dell’occhio l'fiorita) E lei lo sa!… (sorride ironico)
Donna Luigia
(c. s.) Sfido, gli paga i conti!
Laura
Albafiorita
(sempre più stizzita, a denti stretti) Che intendete dire? Spiegatevi, bellezza mia!
Capasso
Ma nun se tratta de lu cavaliere Leandro, signori… (a Caracciolo) Lu vvedite?
Caracciolo
(ridendo sempre) L’avite pittato!
(Nella sala, accompagnati e diretti dal Maggiordomo, passano i valletti recanti grandi vassoi d’argento con rinfreschi e dolci(3) Tutti prendono qualche cosa. Laura Monti, donna Luigia e l’Abate fanno gruppo a destra; Sansevero, Capasso e il principe Caracciolo al centro; la marchesa d’Albafiorita e Duni a sinistra)
Laura
Mi meraviglio come il suo Leandro (indica l’Albafiorita) non sia ancora qui…
Abate
L’ho incontrato poco fa che ghieva da la Colorano.
Donna Luigia
Oh Dio! se dovessero arrivare insieme!
Abate
Donna Luigia
Pare. E l’altra che l’à capita ’o ffa apposta pe dispietto.
Laura
Povero Cavaliere, non vorrei trovarmi nei suoi panni!
Abate
Nei suoi non vi trovereste davvero! Diceno che pure chille lli paga la Marchesa… (continuano sottovoce, animatamente)
Sansevero
(a Capasso) Amenta! Incarichiamo Amenta.
Capasso
(cerca in fretta fra i suoi ciondoli, ne tocca uno, lo fa toccare a Caracciolo)(4).
Caracciolo
Ch’è Prufessò?
Capasso
No… niente. N’aggio canusciute iettature! ma comme a chillo…
Sansevero
Caracciolo
Perfino la moglie n’è così certa… (con malizia) che gli riempie la casa di corna!
Capasso
…Pe scongiuro! (a Sansevero) Caro Principe si ’nventàsseve quacche cosa contro la iettatura! Dice ca mo aite combinata na carrozza che cammina pe mmare cu li cavalle, lu cucchiero…
Sansevero
Che volete, è una passione.
Capasso
Una bella passione.
Caracciolo
Prufessò’, a me invece, mme piaceno li femmene belle!
Capasso
(si stringe nelle spalle) "De gustibus non est disputandum."
Caracciolo
Capasso
(puntando l’occhialetto) Chi?
Caracciolo
(chiama) Lauretta?… Donna Laura?
Laura
A me?
Caracciolo
Nu mumento… (le fa segno d’avvicinarsi)
Sansevero
(a Laura) Si vantavano i vostri meriti.
Caracciolo
Stasera vi trovo deliziosa! J’en suis enchanté!
Laura
Troppa bontà, illustrissimi (fa una riverenza)
Capasso
Chillo povero don Uberto, (allude a "La Serva Padrona") non ha tutti i torti…
Laura
Mi avete intesa nella "Serva Padrona" Prufessò?
Capasso
Caracciolo
(a Laura, guardandola con desiderio) Accussì bella e accussì cattiva!…
Laura
Oh Dio, dicono anche che l’opera del Pergolesi aveva bisogno della Facchinelli(5), e che di virtuose non c’è che lei…
Sansevero
Mah! (alza le spalle dissenziente) Una sera in casa Maddaloni, nel "San Guglielmo d’Aquitania" mi parve affettatissima e stonata(6).
Capasso
Del San Guglielmo d’Aquitania conosco io l’interpetre mirabile!
Caracciolo
(iammiccando furbescamente) Hê capito? (si stropiccia le mani)
Laura
(c. s.) Neh, Prufessò’?!
Capasso
(scuote il capo) Eh, me so’ fatto viecchio…
Sansevero
Capasso
Il cuore, forse, no. Ma…
(Ridono forte tutt’e quattro)
Laura
(curiosa, a Capasso) Sentiamo… sentiamo. Chi è questa (sottolineando) interpetre mirabile!
Sansevero
(subito) La principessa donna Maria Spinelli?
Capasso
Proprio. V’assicuro che farebbe ingelosire qualche diva.
Laura
(con una punta di dispetto) Nientemeno!
Caracciolo
Ma Pergolesi è il suo maestro?
Duni
(che al nome di Pergolesi tende l’orecchio) Il suo maestro e il suo autore prediletto… (con un risolino ironico) Onori ai quali la nostra opera, tanto modesta, non può certo aspirare.
Laura
Duni
(c. s.) Non sempre. Dicono che Amore avesse gli occhi bendati…
Laura
Come?!… Come?!… (interessandosi vivamente) Un idillio?
Caracciolo
Pergolesi con donna Maria Spinelli?
Sansevero
Oh, non posso credere che donna Maria…
Duni
(c. s.) Eppure…
Albafiorita
Leggete la "Metamorfosi de lo genio" e ve ne convincerete(7).
Laura
Qualche invidioso che non sa sfogare altrimenti la sua bile.
Donna Luigia
Sansevero
E il principe permette?
Caracciolo
Don Scipione ignorerà! Credete che potrebbe permetterlo?
Duni
Così, la via della gloria è molto facile…
Donna Luigia
Un maestro di cappella, dopo tutto.
Albafiorita
Uno straccione! Il figlio di poveri campagnoli.
Laura
Scusate, illustrissimi, mi pare un po’ troppo.
Capasso
L’arte, elevando gli uomini, corregge gli errori del caso.
Albafiorita
Ma non dà diritto a certe impertinenze.
Laura
Duni
Perchè abusare della buona fede di chi ci onora de la sua amicizia…
Laura
(subito) Infatti! Pergolesi vi fa questo onore! Eppure alla prima rappresentazione della "Serva Padrona" vi si dovette tener lontano dal teatro per tema di qualche tiro.
Duni
(masticando amaro) Ciò dimostra la lealtà di certe battaglie!
Laura
Verbigrazia, è quello che dico anch’io!
Caracciolo
Che paglietta!
Albafiorita
(a Laura, con sarcasmo) Non so proprio perchè vi riscaldiate tanto, donna Laura…
Laura
(c. s.) S’è così rizelata vostra signoria, poco fa, pel cavalier Leandro…
Albafiorita
Laura
(subito, con intenzione) Una rivincita? Tutt’al più spetterebbe all’eccellentissima signora Marchesa…
Albafiorita
Il cavalier Leandro è tale persona di riguardo da non aver bisogno di chi lo difenda.
Laura
Certo: a giudicare dall’intimità che gli accorda donna Faustina di Colobrano… L’altra sera, in palco, conversavano con tanta cordialità, che tutti gli occhialetti si puntarono su loro…
Abate
(solenne e burlesco):
Passa divino Efebo
E i cori accende
.......
Albafiorita
Dite piuttosto che l’amabilissima Principessa non sciupa il suo tempo….. Se badasse, invece, ai suoi trattati!
Caracciolo
Capasso
(battendo su la spalla a Caracciolo) "E ciò sa il mio dottore".
Laura
Questa volta pare voglia occuparsi di zoologia… (Tutti capiscono l’allusione, ridono rumorosamente; meno la marchesa d’Albafiorita, la quale fa una smorfia di disgusto e lancia occhiate furibonde a Laura).
Abate
(piano, a donna Luigia) Comme si lu Cavaliere fosse na scigna!
Capasso
Oh, eccuccà donna Faustina…
Laura
E il cavalier Leandro!
Sansevero
Proprio.
SCENA II
La principessa di Colobrano, il cavalier Leandro e detti
Donna Luigia
(le muove cerimoniosa incontro) Cara! (si abbracciano, si baciano) Perche così tardi?
(Tutti gli altri fanno circolo intorno, ossequiosi).
La Colobrano
(agli altri, con un inchino) Signori… (scorge l’Albafiorita che si tiene un po’ in disparte, le tende le braccia con esagerata cordialità) Oh, anche voi qui, anima mia? (si baciano).
Albafiorita
Mi brilla il cuore nel rivedervi, tesoro!
Abate
(al cav. Leandro, che intanto, uno per volta, avrà stretta la mano a tutti gli uomini) Garbatissimo Cavaliere.
Abate
(c. s.) Abate amabilissimo. (nel voltarsi s’incontra con la marchesa d’Albafiorita, fa una gran ricerenza) Donna Emira, ai vostri comandi.
Albafiorita
Cav. Leandro
(un po’ sconcertato si guarda attorno; stringe la mano a Duni, continua a conversare con lui sottovoce)
Donna Luigia
(a la Colobrano, ammirandone compiaciuta la toilette) Sei un bijou! I miei complimenti…
La Colobrano
Sto bene?
Laura
(s’avanza, fa una riverenza) Perfettissima!
La Colobrano
Buonasera, donna Laura. (agli altri) Per fortuna è venuto a visitarmi il Cavaliere e ho profittato. (forte, perchè senta anche l’Albafiorita) È veramente così amabile, quel cavalier Leandro!
Il cav. Leandro
(s inchina) Oh… Il n’y a pas de quoi!
Albafiorita
(con un sorrisetto ironico) Come sempre! Non c’è caso che il signor Cavaliere dimentichi o trascuri le sue civiltà… (s’allontana insieme a l’Abate).
Laura
La Colobrano
(guardando attraverso le lenti) Toh, chi si vede! Prufessore bello!
Capasso
(con un inchino) I miei rispetti, donna Faustina.
La Colobrano
Perchè non vi siete fatto più vivo? Come state?
Capasso
Eh, (mette un sospiro) comme àggio da sta’, Principessa mia! So’ addeventato nu vero cataplasma!
La Colobrano
Diàmine, troppo presto! Venite, venite qualche sera. Abbiamo iniziato un ciclo di conferenze molto importante. La settimana scorsa donna Leonilda à letto il suo nuovo poema: "Il pianto delle Ninfe"(9) (a Sansevero) È vero, Principe, ch’è interessantissimo?
Sansevero
Che testa, quella donna! E che dottrina!
Caracciolo
(celiando) Peccato che non abbia altro da offrire… a suo marito!
(Si ride).La Colobrano
Ora spetta al Principe. (mostra Sansevero) Poi discosrerò io sul rapporto dei pianeti.
Donna Luigia
(subito, con vivo interesse) Ah, vengo allora, sai! (continuano a conversare sottovoce).
Albafiorita
(a l'Abate) Non ne parliamo, per carità, Abate! La mia vita è finita, (porta languida la pezzuòla agli occhi, asciuga una lacrima) Non troverò mai più chi m’ami come lei…(10).
Abate
(insinuante) Chi lo sa! Questo non si può sapere… (da la saccoccia cava delle cartelle s’accinge a leggere) Eccovi servita.
Albafiorita
(con gioia, commossa) Dei versi? Per la mia Lisbina?!
Abate
Voi me n’esprimeste il desiderio…
Albafiorita
Abate
(con enfasi, grave;)
"Amorosissime
donne piangete.
Morta di Fillide
è la cagnina.
La vezzosissima
cara Lisbina"(11).
……..
(Improvvisamente la marchesa d’Albafiorita getta un piccolo grido, si lascia cadere svenuta nelle braccia dell’Abate)
Albafiorita
(c. s.) Oh Dio!…
Abate
Marchesa?! Marchesa pe carità!…
(Tutti s’avvicinano. Il principe Caracciolo corre subito a sorreggerla da l’altra parte. Poi, insieme a l’Abate, l’adagia sul canapè)
Donna Luigia
(accorrendo spaventata) Ch’è successo?! Si sente male?
La Colobrano
Caracciolo
Una boccetta? Presto. Una boccetta…
Il cavaliere
Eccola, (s’avvicina premuroso a la Marchesa con l’ampollina dei sali; ma l’Albafiorita, dimenticando d’esser svenuta, con un gesto reciso gli fa capire che non accetta soccorso da lui. Tutti si guardano, sorridono maliziosi)
Caracciolo
(togliendogli di mano l’ampollina) Cavalle’, dateme a me. (fa odorare a la Marchesa, che pian piano comincia a rinvenire)
Donna Luigia
Emira? Bellezza mia?! (l’abbraccia e la bacia)
Albafiorita
(mette un lungo respiro) Ah…
Capasso
(a l’Abate) Ma che lle stìveve liggenno?
Abate
Un epicedio per la sua cagnina.
Il cav. Leandro
Capasso
(con canzonatura) Ah, Cavalie’! Mo site ingrato…
(Tutti ridono forte).
Abate
(ad Albafiorita, ch’è intenta a ricomporsi) Chiedo umilissime scuse. Chi avrebbe immaginato!…
Albafiorita
(c. s.) È inutile, quando ricordo…
Il cav. Leandro
(offrendole il braccio) Se volete, possiamo andare su la veranda a respirare un po’ d’aria fresca.
Albafiorita
(gli lancia un’occhiata di disprezzo e infila, invece, il braccio di Caracciolo) M’accompagnate, Principe?
Caracciolo
(con un inchino) Pronto ai vostri comandi, Marchesa. (Escono per il salone da ballo).
Duni
(li segue).
La Colobrano
Il cav. Leandro
(rifacendosi, con intenzione) Se vi toccasse una sconfitta?
Capasso
(scuote il capo) Cu lli femmene?!
Sansevero
Facciamo un faraone e vengo anch’ io.
La Colobrano
Allora, un faraone. (s’avvia al braccio del Cavaliere)
Sansevero
(a Capasso, invitandolo) Prufessò, iammo. (Entrano tutti nella sala da giuoco).
SCENA III.
Laura Monti e detti
(Laura, intanto, sarà comparsa in fondo al braccio d’un cavaliere. Su la soglia s’ inchinano, si separano: lui torna nel salone da ballo, lei s’avvicina al gruppo di donna Luigia e l’Abate).
Laura
Davvero?! Per il Cavaliere?
Donna Luigia
Abate
(sorridendo malignamente) La Colobrano, però, sembra ci provi gusto al gioco…
Donna Luigia
Sfido, ci prova gusto perchè.. (s'interrompe prudente)
Abate
(cava da la saccoccia la tabacchiera, offre del siviglia alle due dame; poi ne prende egli stesso, e resta col dito levato, aspettando) Perchè?…
Donna Luigia
(si guarda intorno, abbassa ancora un poco la voce. Con aria di mistero) Don Lelio, suo marito, non vuol saperne di lei. Si dice si dice… che abbia per amante la Falegnamina.
Laura
Infatti… in compagnia dicono tutti così!
Donna Luigia
E lei, pensa a una separazìone, (con le mani giunte) Ma per amor di Dio, Abate! M’à fatto giurare di non parlarne ad anima viva. E un segreto.
Abate
SCENA IV.
II Principe di Stigliano - Pergolesi e detti
Stigliano
(viene dal salone insieme a ‘Pergolesi, e parlandogli con molta cordialità) Spero in una risposta affermativa. Del resto ho pregato Maddaloni d’interessarsene personalmente presso il Consiglio degli Eletti.
Pergolesi
Grazie… grazie Eccellenza.
Stigliano
E così vi saluteremo anche maestro di Cappella della città di Napoli.
Pergolesi
(con commossa gratitudine) Come potrò io ricambiare la premura paterna di Vostra Eccellenza?
Stigliano
(si stringe nelle spalle per dire ch’è cosa di poco momento; scorge la moglie, le muove incontro) Donna Luigia, di là vi cercano.
Donna Luigia
Stigliano
(c. s.) E gli Spinelli, perchè ritardano tanto?
Donna Luigia
Infatti è strano. Stamattina ho mandato da loro il volante e m’han promesso che sarebbero venuti.
Laura
(maliziosa, a Pergolesi) Ne sapete voi qualche cosa, Pergolesi?
Pergolesi
(che al nome di Spinelli s’è subito turbato) No… Sono più giorni che non vado da loro…
Abate
Intanto si potrebbe continuare il programma? (a Pergolesi) Cosa ci regalate, adesso, maestro? La deliziosa "Siciliana"?
Stigliano
E meglio aspettare ancora un poco. Anche perchè Sua Eminenza m’espresse, iersera, vivissimo il desiderio d’assistervi(13). (a Pergolesi) È un vostro ammiratore.
Abate
Oh, ma allora… (s’inchina ossequente)
Donna Luigia
Stigliano
Facciamo, invece, una partita a carte. (muove verso la sala da giuoco invitando gli altri col gesto).
Pergolesi
Io preferisco restare qui, Eccellenza. Non sono ancora completamente ristabilito, e di là c’è troppa gente: mi darebbe fastidio.
Stigliano
Allora tutt’e due, Abate?
Abate
Come vi piace, Principe. (entrano a sinistra)
SCENA V.
Laura Monti e Pergolesi
(Pergolesi siede sul canapè, s’accascia; il capo chiuso fra le mani, i gomiti puntati su le ginocchia, come meditando. Laura Monti fa le mosse d’uscire con gli altri, ma arrivata a l’uscio si ferma, aspetta qualche momento, poi corre a Pergolesi).
Laura
Pergolesi
(à un sussulto, sorpreso in un suo pensiero; si volta) Io? No… Un poco stanco.
Laura
Gliel’ho cantate, sapete?! Invidiosaccio! Diceva con l’Abate: "Tanto chiasso per una cosa già vecchia!" Ed io subito: Vecchissima: siamo, nientemeno, alla sessantesima replica! (ride soddisfatta) Ah… ah… ah…
Pergolesi
(con amarezza) Parlate di Duni?
Laura
Proprio: il vostro amico…
Pergolesi
(scrolla il capo, sorride triste).
Laura
E poi à soggiunto: "Il pubblico alle volte piglia delle cantonate…" Certo… certo, maestro Duni. Solo con voi il pubblico è sempre saggio! Lo credo: alla terza rappresentazione dei suoi "Mietitori" non c’era in teatro anima viva!
Pergolesi
Laura
Toh, cosa vogliono? Li rode l’invidia. A teatro si chiede Pergolesi, in società non si discorre che di Pergolesi; Pergolesi è l’enfant gatè, il prediletto. Scusate, la loro rabbia deve pure sfogarsi in qualche modo.
Pergolesi
Il prediletto… E lo sanno, essi, tutto il tormento, il sacrificio che mi costa questa celebrità da saltimbanco! (sempre più eccitato e ghignando di scherno) Ma sì, se la pigliassero pure… Per quello che vale! Chi sono io? Un povero maestrucolo, un istrione qualunque che s’affatica a divertire la gente!
Laura
Voi siete un ingrato, ecco! Che linguaggio è questo, signor mio?!
Pergolesi
Oh, qualche volta….
Laura
(col dito su le labbra, amorevolmente imperiosa) Silenzio!
Dal salone da ballo giungono le note tenerissime d’un minuetto; si seguono, s’incontrano, si perdono lontane, dolci, carezzevoli. E un fruscio di sete s’accompagna al suono, mentre le coppie, elegantissime, passano, e le punte delle dita si sfiorano, e le riverenze s’incrociano…)
Laura
(infila il braccio in quello di Pergolesi, lo tira verso il salone) Balliamo un minuetto?
Pergolesi
(schermendosi) No… Non posso.
Laura
Via… L’autore e l’interpetre. Sarà una coppia mirabile. Checche ne dica quel burlone del Principe…
Pergolesi
Non posso, davvero.
Laura
(canta) "Serpina vuol così!" (è l’aria della "Serva Padrona")
Pergolesi
Più tardi, più tardi. Ora non mi sento.
Laura
(un poco offesa) Eh!… Che umore, stasera… (Un silenzio)
(Gli si avvicina, lo guarda fiso negli occhi, come a scrutarne l’intimo pensiero) Non avreste risposto così a qualche altra… (più piano) Per esempio a la principessina donna Maria?…
Pergolesi
(si volge di scatto) No… Laura! (si leva in piedi)
Laura
(subito, ridendo maliziosa, e interessandosi) È vero, allora?! E proprio vero! Ma bravo! I miei complimenti..(l4).
Pergolesi
(tenta di protestare) No…
Laura
Farsi amare da una principessa! Eh, non capita tutti i giorni. C’est bon ton…
Pergolesi
(interrompendola, bruscamente) Non voglio, Laura! Non permetto che si faccia il suo nome, anche! (scandendo le parole come a bene imprimerle nell’animo di lei) Non permetto, intendete?! È troppo alto ed è troppo puro, perchè la più piccola malignazione non l’offenda!
Laura
(lo guarda attonita, mortificata) Ma io non avevo quest’intenzione… (Qualche momento di silenzio) Già, dimenticavo che a una canterina non è dato discorrere di certe purezze senza offenderle… (s’inchina) Serva umilissima di vossignoria, (fa per andare)
Pergolesi
(la chiama pentito) Laura?
Laura
(si ferma, volta il capo)
Pergolesi
Siete in collera con me? (si sforza di sorridere) Se sapeste quanto male mi fa questa gente! La loro cattiveria m’esaspera… Non mi serberete rancore, è vero?
Laura
(con uno slancio improvviso, ridendo freneamente) Ah… ah… ah… Ma neanche per sogno! Del rancore pel mio illustre autore?! E poi… (si guarda intorno circospetta, abbassa la voce) Agl’innamorati si perdona tutto…
Pergolesi
Laura
Ebbene, volete un consiglio, caro Pergolesi? Lasciateli dire. Mostrandovene addolorato, si capisce… faranno peggio.
Pergolesi
Ma quando saprà il Principe, suo padre?! Egli che m’à con tanta degnazione aperta la sua casa… Perchè questa gente, solo allora, sarà paga!
Laura
Eh, diamine! Non mi sembra, poi, così un gran delitto volersi bene.
Pergolesi
Volersi bene!… (si fa cupo, scuote desolato il capo) Oh, ci separa un abisso!
Laura
(piano, con tenerezza e civetteria) Amore non li teme gli abissi… Ha l’ali piccoline, ma vanno così alto e così lontano!
Pergolesi
Laura
Come, ancora donna Maria non sa?!… E non le chiedete…
Pergolesi
(animandosi sempre più, con grande commozione) Così fossi caduto morto ai suoi piedi! (guarda innanzi a sè, gli occhi lucenti, quasi rivivesse l’attimo) Mi pareva di leggerle ne lo sguardo un’intimità amorosa e insolita. Nell’accompagnarla su la spinetta, la sua mano aveva tremato nella mia, e s’era ritratta come sbigottita. Nè ci guardavamo più, per tema di tradirci; ma i nostri cuori, adesso, erano così vicino che ne sentivo i battiti violenti.— "Principessa! Principessa, abbiate pietà del mio povero cuore!…— (s’interrompe, un singhiozzo gli stringe la gola) In quell’istante entrò suo padre…
Laura
Immagino, povero Maestro!
Pergolesi
Oh, fu un attimo solo e mi parve di vivere un’eternità! Per buona fortuna il Principe non aveva inteso. Nè ella profferì parola per tutto il tempo della lezione; forse offesa della mia audacia…
Laura
Pergolesi
L’ho fatto. (con un gesto di disperazione) Ah, io sono un pazzo!
Laura
Ma che pazzo… e pazzo! (interessandosi vivamente) Ebbene?
Pergolesi
Le ho scritto che stasera tenevo accademia, qui, in casa Stigliano. (ripetendo le parole della lettera) "Se non v’ho offesa, se una speranza, anche lontana, m’è data; se vi vince la pietà d’una povera vita legata a questa sola speranza, non mancate stasera! Il vostro intervento sarà la promessa perchè io speri nel vostro amore…"
Laura
(battendogli scherzosa col ventaglio su la spalla) Caro signor mio! Ecco perchè così di cattivo umore… (più piano) Verrà… Verrà! State tranquillo.
Pergolesi
(sconfortato e sempre eccitatissimo) Avrebbe dovuto già esser qui…
Laura
Pergolesi
(a mani giunte) Laura, voi sapete ora… Voi siete la sola persona alla quale io abbia confidato. Vi ho aperto il mio cuore come a una sorella.
Laura
(convinta) Verrà… (si fa seria, scuote mestamente il capo)
Pergolesi
(c. s.) Se mi torranno quella creatura, sento che la mia esistenza è distrutta! Nessuna cosa al mondo mi compenserà del suo amore. Ella è la ragione della mia arte… è la ragione della mia vita! È il sogno!
Laura
(con rimpianto) Sapersi amati così…
(Tacciono tutt’e due assorti; commossi)
SCENA VI.
Feo e detti
Feo
(viene su l’uscio, in fondo) Pergolesi, Sua Eminenza il Cardinale Acquaviva desidera ossequiarvi.
Pergolesi
Laura
(scherzosa) Monsignore? Dov’ è? Dov’ è? Che mi raccomandi nelle sue preghiere…
Feo
Si nce ne danno lu tiempo! Io credo che appena trova quello di raccomandare sè stesso…
(Tutt’e due ridono forte. Pergolesi resta estraneo) Cos’è, Giambattista?! Siete convulso… (gli prende una mano, lo guarda preoccupato)
Pergolesi
(dissimulando) Nulla… nulla…
Feo
(con affettuoso rimprovero) V’ho detto tante volte di riposare un poco, adesso. Il vostro fisico, caro, non vi permette…
Pergolesi
(con un grido dell’anima) No… Maestro! Ho bisogno, invece, di lavorarare, adesso! Di lavorare, di lavorare fino a morirne, ma di lavorare! (si lascia cadere singhiozzante nelle sue braccia)
Feo
Laura
(guarda rispettosa e commossa. Negli occhi luccica anche a lei una lacrima)
SCENA VII.
Il cardinale Acquaviva - il principe di Stigliano il principe di Sansevero, Nicola Capasso e detti.
Il cardinale Acquaviva viene dal fondo, tra Stigliano e il principe di Sansevero, conversando. Nicola Capasso li segue).
Pergolesi
(muove loro incontro, s’inchina rispettoso al Cardinale) Eminenza… (fa per baciargli la mano; ma Acquaviva, invece, prende quella di lui e gliela stringe con grande cordialità)
Il card. Acquaviva
(c. s.) Finalmente, ho il piacere d’incontrarvi, caro maestro!
Pergolesi
(c. s.) Sono io onoratissimo, Monsignore.
Il cardinale Acquaviva
I miei amici di Roma non fanno che parlarmi di voi, e con quanto entusiasmo! C’è quel Metastasio che non può chiuderne bocca. E anche il De Brosses(15) è ammiratissimo della vostra opera.
Capasso
Simpatico quel De Brosses.
Il cardinale Acquaviva
Ah, un uomo di grande spirito!
Pergolesi
Il loro plauso mi lusinga, sebbene la mia opera sia troppo poca cosa per meritarlo.
Stigliano
Potrebb’essere molta la vostra modestia.
Il card. Acqua viva
(sentenziando) Modestia magnificorum virtus. (a Pergolesi) E a Roma verrete, quest’inverno, non è vero? Si attende la vostra Olimpiade con viva curiosità.
Pergolesi
Sì, al Tor di Nona. Ma ci sarò anche prima: ho una messa in S. Lorenzo(16).
Il card. Acquaviva
Già… già. Per i duchi di Matalona.
Feo
Il card. Acquaviva
Oh, m’interesso di queste cose, sapete? (con un sospiro, celiando un poco) Se ne la mia giovinezza avessi incontrato anch’io una musa a quest’ora sarei certamente un grande poeta…
Capasso
(canzonatorio) Quanno se dice la vocazione!
(Tutti ridono rumorosamente)
Il card. Acquaviva
(battendo su la spalla a Capasso, e ridendo anche lui) Birbone!
Pergolesi
(piglia per la mano Laura, che se ne sta ad ascoltare in disparte, e la presenta al Cardinale) Laura Monti, la mia preziosa interpetre; anzi la mia collaboratrice.
Laura
(con una riverenza) Monsignore, vi son serva. (gli bacia la mano)
Il card. Acquaviva
Laura
(con aria comicamente ingenua) Anche Monsignore?!… Come lo sa?
(Tutti ridono)
Cardinale
L’ho letto negli Avvisi(17). E ho letto anche le vostre lodi.
Laura
Troppa bontà, Illustrissimo, (s’inchina di nuovo)
Sansevero
Un piccolo, adorabile usignuolo! (mostra Laura)
Il card. Acquaviva
(con malizia, osservandola attraverso l’occhialetto) Eh, lo vedo…
Laura
Sono gli occhi vostri, Eminenza…
Il card. Acquaviva
Oh, non i miei soltanto! (guarda furbescemente gli altri)
{{sc|Pergolesi}}
SCENA VIII.
Il principe Caracciolo - la principessa di Colobrano donna Luigia e detti.
Donna Luigia
(entrando, a la Colobrano) Ma no, tesoro mio, vi sbagliate.
Caracciolo
Si può domandare a 1’Imbimbo(18).
La Colobrano
Per carità! Quello non è un maestro di ballo, è un domatore di orsi.
Stigliano
(ridendo, agli altri) Certamente se starranno appiccecanno pe la rappresentazione… (indica la moglie)
Donna Luigia
(a la Colobrano) Una ninfa non può vestire che di verde.
Stigliano
(c. s.) Io ll’aggio ditto! Sta rappresentazione la farrà asci pazza!(19) Da na settimana non se parla d’auto.
Il card. Acquaviva
Sansevero
(al Cardinale) Ci divertiamo qualche volta a casa mia, tra amici.
Il card. Acquaviva
E cosa rappresenteranno?
Donna Luigia
(avvicinandosi) L’ "Aminta" del Tasso.
Il card. Acquaviva
Bellissima! Non si poteva sceglier meglio.
Stigliano
Andrea Belvedere fa da direttore(20).
Il card. Acquaviva
Ah, quel caro Abate! Un pittore magnifico.
La Colobrano
Laura
(maliziosa) Che sostituranno il bel sesso…
Il card. Acquaviva
Compito difficile! (Tutti sorridono)
Caracciolo
(continuando) …Inutile! Perchè avremo il bel sesso in carne ed ossa. (mostra donna Luigia) Eccola qua Nerina, Monsignore.
Donna Luigia
(con una riverenza) Sono io.
Il card. Acquaviva
(declamando)
Ella è Nerina,
Ninfa gentil che tanto a Cintia è cara,
Ch’à sì begli occhi, e così belle mani,
E modi sì avvenenti e graziosi(22).
Tutti
(applaudono) Benissimo! Bravo Monsignore!
Il card. Acquaviva
(sorridendo compiaciuto) Eh, ai miei tempi… (rivolto a Capasso) i tempi della vocazione! sono stato anch’io Amore…
Caracciolo
(con impertinenza) In seminario?
Il card. Acquaviva
SCENA IX.
Il cav. Leandro - la marchesa d'Albafiorita e detti. Poi l'Abate - il Maggiordomo.
(La marchesa dì Albafiorita entra al braccio del cav. Leandro. Il principe Caracciolo appena li scorge ammicca a donna Luigia e a la Colobrano; resta a conversare sottovoce con questa)
Il cav. Leandro
(c. s. scusandosi) Ma, se mi costringono…
Albafiorita
Poverino! Oh Dio, voi mi farete morire! (con voce di pianto) Siete un perfido, un crudele, un tiranno!
Il cav. Leandro
Vi penso sempre, quando mi state lontana…
Albafiorita
Già, facendo da cavalier servente alle altre!
Il cav. Leandro
Domattina, per esempio, sono a vostra disposizione(23).
Albafiorita
Il cav. Leandro
(sempre più mellifluo e cascante) Devo dirvi tante cose!..
Albafiorita
No… no… no! (gli strappa il fiore che ha a l’occhiello e lo gitta per terra)
Il cav. Leandro
(si guarda intorno imbarazzato, scorge la Colobrano alle sue spalle) Che fate?! La Colobrano è là che ci guarda!
Albafiorita
Ah, era suo, dunque? Era suo?! Civetta!
La Colobrano
(che à seguito il breve dialogo, sta per inveire offesa, ma si contiene)
Abate
(viene dalla sala da giuoco, e s avvicina al gruppo di Pergolesi e il maestro Feo)
La Colobrano
Il cav. Leandro
(ad Albafiorita) L’à con noi…
Duni
Un Amore in fasce?
Caracciolo
(che à capito, c. s.) Un Amore coi capelli bianchi!
La Colobrano
(sempre a voce alta) Un Amore senza farêtra, stupido, che vale ancora meno di brutti versi… (ride nervosa)
Abate
(inchinandosi) Grazie, per la parte che mi riguarda!
(Tutti danno in una sonora risala)
La Colobrano
(a l’Abate) Oh, non volevo dire…
Sticliano
Dov’è Pergolesi? (lo scorge, gli muove incontro) S’aspetta voi, Maestro…
Pergolesi
Laura
Non è vero, ha sonato meravigliosamente.
Stigliano
Lasciatelo dire.
Acquaviva
Anzi, lasciamolo fare. (a Pergolesi, con grande amabilità) Sono sicuro di dare al mio spirito un’ora di alto e puro godimento.
(Mentre si comincia a pigliar posto il Maggiordomo annunzia:)
Il Maggiordomo
(c. s.) Sua eccellenza la principessa donna Maria e il principe don Scipione Spinelli. (via)
Donna Luigia
Oh, eccoli finalmente. (muove a incontrarli)
Stigliano
Ci siamo tutti, (va con la moglie)
Pergolesi
(à un sussulto, impallidisce; s’appoggia a la spalliera del canapè sentendosi mancare)
(Gli altri guardano curiosi, ora verso l’uscio, ora Pergolesi)Duni
(che sarà rientrato poco prima, passando accanto a la marchesa d’Albafiorita, le dice sottovoce) Guardate… guardate Pergolesi!
Albafiorita
(c. s. puntando l’occhialetto) Eh, lo vedo… Ma gli vien male!
SCENA ULTIMA
Maria, il principe Spinelli e detti.
(Maria entra seguita da suo padre e dai Stigliano che fanno loro gli onori di casa. È vestita di bianco ed à sul petto un gran mazzo di mammole. Mentre si salutano con tutti gli altri invitati, Laura Monti si avvicina a Pergolesi, ch’ è come inchiodato al suolo, e gli dice piano)
Laura
(c. s.) Verrà!… Verrà!…
Pergolesi
(rimane immobile, rapito dalla visione, più bianco d’un morto)
Stigliano
(presentando) Sua Eminenza il cardinale viva, mio ospite illustre, (al Cardinale) Donna Maria, suo padre Scipione Spinelli, principe di Cariati (inchini e complimenti scambievoli)
Maria
(prende la mano al Cardinale e gliela bacia)
Acquaviva
(col braccio levato sul capo di lei) Benedetta, benedetta figliuola…
Spinelli
(inchinandosi, con grande dignità) Onoratissimo, Eminenza.
Acquaviva
Sono io assai lieto di conoscerla, (si stringono la mano)
(Tutti gli altri fanno circolo intorno)
Sansevero
Non vi aspettavamo più. (a Spinelli)
Spinelli
E infatti… Sono così raffreddato; uscire di casa mi pareva un’ imprudenza, (mostra Maria) Eccola qua, la mia cattiva consigliera.
Laura
Stigliano
Ha fatto benissimo.
Spinelli
Caro maestro! Come si va? Anche voi ammalato?
Pergolesi
Eccellenza… (non pub parlare, tanto è commosso) Una leggiera indisposizione.
Spinelli
(con tono scherzoso) La vostra allieva è indignatissima. (a la figlia) Non gli dici più nulla, ora? È venuta apposta.
Maria
(a Pergolesi, anche lei emozionata) Per questa volta… (gli stende la mano)
Pergolesi
(appena gliela tocca) Oh, Principessa, vi giuro…
Stigliano
Nessuna clemenza! Il perdono deve meritarlo, (indica il cembalo)
Tutti
Laura
(guardandolo fiso negli occhi, con grande tenerezza e incitamento) Maestro, a voi!!!
Pergolesi
(siede al cembalo. Anche gli altri seggono, distribuendosi di qua e di là della sala. Nel canapè, a destra, piglia posto Maria, tra il principe di Sansevero e la principessa di Colobrano. Il principe Caracciolo resta in piedi alle loro spalle. Il cardinale Acquaviva e Spinelli vanno a sedere in fondo. Duni si trae in un angolo con l’Abate, sorridendo malignamente. La marchesa d’Alba fior ita, da l’altro lato della scena, col cavalier Leandro. Laura Monti resta in piedi, vicino a Pergolesi. Molti invitati si fermano in fondo, s’affollano agli usci)
(E Pergolesi comincia la sua "Siciliana":
Tre giorni son che Nina
A letto se ne sta.....
Il cav. Leandro
(c. s) Anche domani, allora?!...
Albafiorita
(con un sorriso pieno di promessa) Anche domani!
(La sublime nenia continua e pare un singhiozzo)
Pifferi, cembali, timpani
Svegliatemi Ninetta,
Acciò non dorma più.
.........
(Sul quadro, cala lentamente la tela)
- ↑ La Serva Padrona; aria "Stizzoso mio stizzoso."